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Atto quarto


Atto terzo

 

Il Palazzo Bouillon

 

La galleria dei ricevimenti in ricco stile barocco. Nel centro un rialto dov'è un teatrino col velario chiuso. Due grandi arcate di fianco con due usci a destra e due a sinistra. Grandi ritratti e grandi specchiere nei riquadri delle pareti. Diagonalmente a destra un duplice ordine di canapè, poltrone e sgabelli. A sinistra altre poltrone e sedie.

 

È prima sera.

 


 

Scena I

 

 

L'Abate con vari valletti.

 

Alcuni valletti dispongono a giusta distanza le seggiole; altri calano i cortinaggi; altri ancora trasportano grandi vasi di fiori e piante ornamentali.

 

L'ABATE.

    Eh, via! Così non va ... Lasciate fare a me ...

    Voi non avete gusto ... Il Principe mi diè

    di regolar la festa ogn'ampia facoltà ...

 

 




Scena II

 

 

La Principessa, l'Abate e i domestici.

 

La Principessa di Bouillon, in vestito di gran gala, entra dal primo uscio di destra.

 

LA PRINCIPESSA ragionando, tra sé.

    (Ah! quella donna ... mia rivale! ... Oh, come

    scoprirne il grado, le fattezze, il nome? ...

    Che fa? Che vuol? ... Rubarmi l'amor mio!

    Perdonar nol potrei nemmeno a Dio ...).

L'ABATE dal fondo ai valletti.

    Quel candelabro a manca ... e questo vaso qua ...

LA PRINCIPESSA camminando lentamente.

    (Dicea: »Chi mi confida tutto ...«. Tutto?

    E questo, dunque, de' miei baci il frutto? ...

    Egli è prigion ... Ma di me l'altra ride! ...

    Oh, quella voce che carezza e uccide,

    quella voce di scherno e di furore

    sempre mi suona, come squilla, in cor! ...).

 


 

Scena III

 

 

L'Abate e la Principessa.

 

L'ABATE inchinandosi, lezioso.

    Voi, Principessa? Fulgida più della bionda Aurora ...

LA PRINCIPESSA con un sorriso beffardo.

    Dopo il tramonto?

L'ABATE baciandole la mano.

    Sempre! ... Voi siete il sol che indora

    l'eterna notte al polo ...

LA PRINCIPESSA guardandosi nello specchio.

    L'eterno madrigale!

L'ABATE galantemente.

    Non vi garba? N'ho un altro ...

LA PRINCIPESSA seccata.

    Basta il primo ... Mi sale troppo la gonna?

L'ABATE chinandosi, per meglio vagheggiarla.

    Ohibò! ...


LA PRINCIPESSA sempre davanti al cristallo.

    E il busto?

L'ABATE ammirandone il contenuto.

    Ohimè!

LA PRINCIPESSA guardandolo di traverso.

    Che fate?

L'ABATE tra due sospironi.

    Lo vedete ... sospiro! ...

LA PRINCIPESSA schernevole.

    Troppo!

L'ABATE giungendo le mani.

    Crudele!

LA PRINCIPESSA voltandosi un po' minacciosa.

    Abate!

L'ABATE sdolcinato.

    Dite che il dio d'Amore,

    per ironia fatal,

    non vi compose il core

    di marmo funeral ...

    O nova Galatea,

    dite alla mia canzon

    ch'io vi farò men rea,

    novo Pigmalion ...

    Dite ...



LA PRINCIPESSA scrollando le spalle.

    Dite molte sciocchezze ...

L'ABATE sconsolato.

    Le dico in poesia ...

LA PRINCIPESSA con asprezza.

    Piuttosto di Maurizio ricercate stasera

    l'amante nuova ...

L'ABATE assicurandola.

    Sì, presto la scoprirò!


(Bei der deutschen Fassung scheint es sich um eine  ungekürzte Fassung zu handeln,  die für gewöhnlich nicht  aufgeführt wird.
Fortsetzung weiter unten auf der Seite)


















































































































Scena IV

 

 

Il Principe, Dame, Signori e detti.

 

Il Principe in abito da cerimonia entra dalla sinistra, mentre introdotte dal Maggiordomo entrano successivamente dalla porta del fondo Dame, Cavalieri, ecc.

 

L'ABATE alla prima coppia.

    Sempre la prima. Grazie!

LA PRINCIPESSA alle dame.

    Siete deliziose ...

L'ABATE.

    Uno scrigno di gemme ...

IL PRINCIPE.

    Un canestro di rose ...

LA PRINCIPESSA.

    La mia festa v'attende.

L'ABATE.

    Verrà la Lecouvreur ...

LA PRINCIPESSA.

    Il Giudizio di Paride, balletto di Champfleur.

L'ABATE.

    Un incanto, un portento! ...

IL PRINCIPE.

    Io ne sono felice!

L'ABATE.

    Sì, per la Principessa!


LA PRINCIPESSA ironica.

    No, per la grande attrice.

 

 

Scena V

 

 

Il Maggiordomo, poi Adriana, Michonnet e detti.

 

IL MAGGIORDOMO dal fondo, annunciando.

    Madamigella Lecouvreur!

 

Adriana entra a braccio di Michonnet.

 

IL PRINCIPE ad Adriana.

    Venite ... D'ammirar più da presso i vostri incanti

    son lieto, e vi ringrazio ...

 

Il Principe presenta Adriana alla Principessa.

 

ADRIANA con vera emozione.

    Io son confusa ...

    Commossa io sono per sì grande onor ...










LA PRINCIPESSA udendo la voce, con un sussulto, tra sé.

    (Cielo!)

ADRIANA seguitando.

    L'artista, ancella della Musa,

    tutte le grazie e le dolcezze in voi mira e i fulgor ...


LA PRINCIPESSA fra sé.

    (Oh, quella voce! ... Forse mai? ... Non oso

    pur pensarlo ... Un'attrice? ... E perché no? ...)

 

Voltandosi per guardare Adriana, che è assai festeggiata.

 

    (Ecco! l'adoran tutti ... lo lo saprò).

L'ABATE al Principe.

    Principe, s'incomincia?

IL PRINCIPE.

    Attendiam Maurizio ...

LA PRINCIPESSA con intenzione.

    L'attenderete invano ...

 

Adriana si scuote: la Principessa, sempre in piedi, l'osserva di sottecchi.

 

    (Si scosse? ... Ecco un indizio! ...)

IL PRINCIPE.

    Perché? Non forse Amor gli aperse ogni cancello?

 

Adriana, scossa dal nome di Maurizio, tende l'orecchio per meglio seguire il discorso, la Principessa l'avverte, e ne segue ogni moto.

 

LA PRINCIPESSA fra sé.

    (Ascolta ...)

 

Forte al Principe.

 

    Ben sapete ... quel duello.

ADRIANA trasalendo con voce soffocata.

    (Un duello?)

LA PRINCIPESSA fra sé, come sopra.

    (Mutò color ...)

 

Forte.

 

    L'Abate seppe dalla sua gente ...

L'ABATE stranito.

    Io? ...

LA PRINCIPESSA piano all'Abate.

    (Zitto!)

 

Forte, guardando Adriana.

 

    ... ch'è ferito ... pericolosamente ...

 

Adriana colpita al cuore cade riversa sul canapè.

 

LA PRINCIPESSA correndo al canapè

    Madamigella sviene ...

MICHONNET chiamandola disperato.

    M'odi, Adriana! ...

LE DAME soccorrendola.

    Cielo!

ADRIANA risollevandosi a sedere.

    È nulla ... il caldo ... i lumi ...

 

Alla Principessa, che la sogguarda biecamente.

 

    Grazie, signora! ...

 

Tra sé, turbata.

 

    (Oh, il gelo di quello sguardo!)

LA PRINCIPESSA all'Abate, che non capisce.

    Cieco! ... 


 

Scena VI

 

 

Il Maggiordomo, indi Maurizio e detti.

 

IL MAGGIORDOMO dal fondo.

    Il Conte di Sassonia!

ADRIANA respirando.

    (Ah!)



MICHONNET piano ad Adriana.

    Fermati! ... La gioia t'accusa ...


IL PRINCIPE giovialmente.

    Che fandonia!

    Conte, qui si diceva che voi foste ferito ...

MAURIZIO ridendo.

    Eh, via! Dopo re Carlo, la Svezia è a mal partito ...


IL
PRINCIPE.

    Adunque, quel Kalkreutz?

MAURIZIO.

    L'ho tosto disarmato ...

 

Maurizio si avvicina alla Principessa e le bacia la mano.

 

MAURIZIO sottovoce alla Principessa.

    Per voi qui venni ...

LA PRINCIPESSA piano con gioia.

    Grazie! ...

MAURIZIO c.s.

    Voleva partir celato ... ma dopo il vostro ausilio,

    che accettar non potrei ...


ADRIANA fra sé.

    (Favellano sommesso ... Qual dubbiol ... Fosse lei

    quella nobile dama? ...)

MAURIZIO alla Principessa.

    ... un colloquio vi chieggo ...

LA PRINCIPESSA piano a Maurizio.

    Quando saran partiti ... più tardi ...
ADRIANA fra sé.

    (Io più non reggo! ...) 

La Principessa abbandona il braccio di Maurizio: questi al volta e, scorgendo Adriana, la saluta profondamente.

 

MAURIZIO ad Adriana, inchinandosi.

    Madamigella!

IL PRINCIPE a Maurizio.

    Conte, non ci narraste ancora

    la maggior vostra impresa di Curlandia ...

MAURIZIO giocondamente.

    Ch'io mora, se me ne rammento ...

L'ABATE a Maurizio.

    Dite ... Dite ...

IL PRINCIPE.

    Vogliam gustar quell'assalto di Mittau ...


L'ABATE.

    Non fatevi pregar ...

MAURIZIO.

listen to soundfileIl russo Méncikoff
    Il russo Mèncikoff

    riceve l'ordine di côrmi in trappola

    nel mio palagio ... Era un esercito

    contro un manipolo, un contro quindici ...

    Ma, come a Bèndera Carlo duodecimo,

    nemici o soci contar non so ...


TUTTI.

    Gloria a Maurizio, gloria al valor! ...


MAURIZIO animandosi.

    I miei s'appiattano dietro ogni ostacolo ...

    tre giorni infuria la gaia musica:

    tre giorni zufola la morte, e gongola ...

    Alfine i pifferi l'assalto intimano ...

    L'istante è tragico ... Come resistere?

    Non v'è da scegliere tra piombo e allor ...

TUTTI.

    Sassonia, avanti! trionfa o muor ...

MAURIZIO con impeto.

    Le torcie fumano; pronto è l'incendio ...

    Ma nel vestibolo io stesso rotolo

    baril di polvere ... Stringo la miccia

    e ... cento saltano cosacchi in aria ...

    Gli altri indietreggiano, gli amici accorrono ...

    e qua la storia posso ancor ridir! ...

TUTTI con grande entusiasmo.

    Viva il coraggio! Viva l'ardir!

IL PRINCIPE ai Signori.

    Dopo Marte, Tersicore ...

L'ABATE alle Dame.

    Dopo il pugnar, la danza ...

IL PRINCIPE.

    Signori miei, di Paride ... il Giudizio s'avanza ...

 

Le signore si mettono a sedere, i cavalieri si collocano alle loro spalle in piedi. Sul davanti a destra la Principessa e Adriana con altre dame, dietro di loro l'Abate e Michonnet. A sinistra siedono il Principe con Maurizio e altri signori. 

 



Scena VII

 

 

Il divertimento danzante.

 

Due valletti sollevano il velario del teatrino, segnato ai lati da quinte ornamentali e in alto da ghirlande di fiori: lo sfondo rappresenta un paesaggio classico col mare in lontananza.

 

Paride in abito di pastor frigio, riposa adagiato sovra un poggetto di verzura. Uno stuolo d'Amorini tesse, intorno all'assopito, una carola. Al suono tenue di strumenti pastorali, voci lontane accompagnano le danze puerili.

 

VOCI LONTANE.

    Dormi, dormi o pastorello!

    È l'amor dolce ruina,

    al suo regno ti destina!

    Dormi pur, non ti destar!

 

Mercurio entra del fondo del teatrino e desta Il Priamide. A questo il celeste messaggero mostra e affida l'aureo pomo esperidèo con le fatali parole: »Alla più bella« gittato dalla Discordia fra le dee intervenute alle nozze di Tetide e Peleo, per vendicarsi d'essere stata esclusa a disegno. L'aligero iddio gli annuncia che, per comando di Giove, a lui tosto verranno Giunone, Pallade e Afrodite, le quali si contendono il pomo e richiedono il suo giudizio: primo effetto raggiunto dalla vendicativa dea.

 

Mercurio, compiuto il messaggio, dispare. Il frigio pastore si avanza sul palco in preda a gran turbamento, mentre le Ninfe e gli Amorini gli cantano intorno:

 

    Bel pastor di Frigia, bada!

    Ogni frutto un verme serra.

    La Discordia è scesa in terra:

    temi il dono e chi lo fa ...

 

Dall'arcata di destra, onde i cortinaggi s'alzano subitamente, seguita da Iridi leggiadre, entra Giunone dalle bianche braccia in nitide vesti, cinto il nero crine da fulgido diadema e onusto il dorso di purpurea clamide regale.

 

La gran dea sorge maestosa, e significa a Paride genuflesso, essere ella la possente consorte di Giove, regina del cielo e della terra, castissima custode dei talami, patrona delle spose fidenti e delle madri soavi, bella della più pura, salda e serena bellezza, quella della bontà, sì che a lei, sovra tutte le dee conviene e s'addice il frutto disputato.

 

Preceduta da focose Amazzoni sorviene Pallade, azzurreggiante e corrusca nell'armi magnifiche, in capo l'elmo biforo, sul petto l'egida Medusèa, in pugno l'antenna portentosa, pendulo al fianco l'impenetrabile scudo. A Paride, stupito e sgomento, ella dichiara i pregi e i difetti suoi: prediletta figlia di Giove, fiore del pensiero suo onnipossente, nata in armi dalla balenata sua fronte, purissima e sapientissima virago, che alla forte armonia delle membra quasi virili associa l'immortale fulgor dell'idea; tutrice ella d'ogni umana energia, d'ogni audacia feconda, genio della forza cosciente e insieme della ragion vincitrice, raffigurante l'arte della guerra e la guerra della sapienza. L'aureo pomo a lei spetta, come alla irresistibile bellezza della verità militante e gloriosa. Ed ecco, mentre l'esule principe troiano sta per cedere al fascino della magnifica Vergine, ecco giungere, di tra un dolce stuolo di Carità e Voluttà, soffusa di tenui veli trapunti, coronata di candide rose e adorna del simbolico cinto, Venere flava.

 

»Io son la Bellezza immortale - cosi si esprime in suo muto linguaggio la Dea lusingatrice - la Bellezza che basta a se stessa, la Bellezza ragion dell'arte e premio della vita, la Bellezza che appaga il desiderio, cancella il Dolore e trionfa perfino della Parca spietata. A me, dunque, il pomo contesto, a me d'Amor genitrice, d'Amore sovrano degli uomini e dei Numi, d'Amore principio e fine di tutte le cose«. Paride, meravigliato e commosso, scende nel mezzo per meglio considerare le tre dèe che insieme offronsi al suo sguardo rapito. Egli ammira l'augusta maestà di Giunone, la vereconda marzial giovinezza di Minerva, le dolcissime grazie di Venere, ondeggiando perplesso in estasi deliziosa. D'improvviso la bionda Afrodite, impaziente e sdegnata, gittando le inutili bende, tutta gli si discopre nella radiosa sua nudità, umanamente gioconda e divinamente impudica. Il Pastorello vacilla, quasi abbacinato da tanta luce di bellezza, che tutto di caldi aneliti lo accende; e, cedendo alla possente malìa, s'appressa alla dea della Voluttà, e già le porge l'aureo premio agognato.

 

Ma no: il suo sguardo, distratto un momento, ha scorto la Principessa di Bouillon seduta; e a questa corre, a questa consegna il pomo delle Esperidi, piegando il ginocchio. La Principessa lo accoglie benignamente, mentre gli astanti mandano tutti un lungo unanime plauso.

 

Le tre Dee, reso omaggio alla Principessa, ripartono, rincorse come trionfo, dai tre cortei femminili insieme intreccianti rapidissima danza.

 

Durante l'ultima parte del balletto nel crocchio a destra si svolge a mezza voce una conversazione piccante che si anima sempre più.

 

L'ABATE piano alla Principessa, accennando ad una delle dame creduta amica di Maurizio.

    È quella dama al certo! ...

LA PRINCIPESSA piano all'Abate, scrollando le spalle.

    Non capite niente ...

L'ABATE tutto umiliato.

    Infatti! ...

LA PRINCIPESSA indicando col capo Maurizio, rivolgendosi ad Adriana.

    La bella del conte ...

    non ignota, forse, a madamigella ...



ADRIANA di soprassalto.

    Io? ...

LA PRINCIPESSA con sottile ironia.

    Si parlava a Corte d'una commediante ...

ADRIANA di rimando.

    Ed a teatro invece d'una dama galante ...

LA PRINCIPESSA insistendo.

    Un incontro notturno ...

ADRIANA rincarando.

    Un convegno segreto ...

L'ABATE stupefatto.

    La storia è assai piccante ...

ALCUNE DAME solleticate.

    Il caso è assai faceto ...

L'ABATE incredulo.

    Ma quali son le prove?

LA PRINCIPESSA fissando Adriana.

    Un mazzolin gentile dato all'eroe ...


ADRIANA trasalendo tra sé.

    (Il mio!)

 

Fissando a sua volta la Principessa.

 

    O piuttosto un monile perso fuggendo ...


LA PRINCIPESSA allibita.

    (Il mio!)

ALCUNE DAME ridendo.

    Un proverbio cinese ...

L'ABATE imitandole.

    Un romanzo spagnolo ...

ADRIANA con forza.

    No, la vita francese ... poiché quel braccialetto

    me l'han recato or or ... Eccolo! ...

 

Adriana si toglie dal braccio sinistro un monile e lo mostra. L'Abate lo prende e lo passa alle signore. La Principessa fa violenza a se stessa per serbarsi calma.

 

L'ABATE alle Dame del crocchio.

    Bello!

LE DAME osservando curiosamente.

    Splendido!

LA PRINCIPESSA con simulata indifferenza.

    Prezioso lavor!

IL PRINCIPE avvicinandosi, curioso, alle signore.

    Che consultate, in grazia?

LE DAME.

    Un braccialetto ...

 

Il Principe ha preso dalle mani d'una dama il monile, e lo osserva attentamente insieme a Maurizio.

 

IL PRINCIPE sorridendo.

    È quello di mia moglie ...

LE DAME quasi spaventate.

    (Sua moglie!)

LA PRINCIPESSA fra sé guardando Adriana.

    (È lei.)

ADRIANA fra sé guardando la Principessa.

    (È lei.)

DAME E CAVALIERI.

    Qual mister! Che cosa avviene!

    C'è un mistero fra le due dame.

    Dàn baleni al par di lame

    gli occhi lor, senza pietà!

LA PRINCIPESSA che ha ricevuto da Paride il pomo, si sforza di sorridere, poi rivolta ad Adriana, con grazia affettata.

    Invano avrem sperato d'udirvi in qualche brano?

ADRIANA signoreggiandosi appena, fra sé.

    (Dei versi, a lei?)

MICHONNET sottovoce ad Adriana.

    Prudenza!

IL PRINCIPE ad Adriana.

    Che mai reciterete?

LA PRINCIPESSA con intenzione.

    Il monologo d' »Arianna abbandonata«?

ADRIANA affogando di sdegno, fra sé.

    (È troppo!)

IL PRINCIPE.

    Meglio »Fedra«, la scena del richiamo ...

ADRIANA subitamente.

    E »Fedra« sia!

TUTTI.

    Udiamo ...

ADRIANA declamando.

    » ... Giusto Cielo! che feci in tal giorno?

    Già s'accinge il mio sposo col figlio al ritorno:

    testimon d'un'adultera fiamma, ei vedrà

    in cospetto del padre tremar mia viltà,

    e gonfiarsi il mio petto de' vani sospir,

    e tra lacrime irrise il mio ciglio languir!«

 

Guarda Maurizio, che conversa con la Principessa, la quale ostentatamente gli si piega sull'omero, per parlargli più sommesso.

 

    Credi tu che, curante di Tèseo la fama,

    disvelargli non osi l'orrendo mio drama?

    Che mentire ei mi lasci al parente ed al re?

    E raffreni l'immenso ribrezzo per me?«

 

Maurizio raccoglie il ventaglio lasciato cadere a bello studio dalla Principessa, e glielo rende con garbo galante.

 

    »Egli invan tacerebbe! So il turpe mio inganno,

    o Enon, né compormi potrei, come fanno ...

 

Avanzandosi fuori di sé, verso la Principessa.

 

    le audacissime impure, cui gioia è tradir,

    una fronte di gel, che mai debba arrossir!«

 

Adriana, dicendo l'ultimo verso di Racine, ha mostrato col gesto la Principessa, e rimane alcun tempo in quell'atto. Tutte le dame, che han seguito con grande emozione ogni suo moto, si alzano quasi sbigottite. La Principessa sola resta seduta, affettando la massima calma, e dà il segno degli applausi.

 

LA PRINCIPESSA battendo le mani.

    Brava! ...

TUTTI applaudendo.

    Brava! Sublime!

MICHONNET piano ad Adriana.

    O sconsigliata, che mai facesti?

ADRIANA con impeto.

    (Son vendicata!)

LA PRINCIPESSA fra sé, lacerando il fazzoletto con rabbia.

    (Un tale insulto! Io sconterà! ...)

 

Rapidamente a Maurizio.

 

    Restate!!! ...

ADRIANA al Principe che viene a felicitarla.

    Chiedo in bontà di ritirarmi ...

 

Piano a Maurizio.

 

    Sèguimi! ...

MAURIZIO piano ad Adriana.

    A domattina ...

 

Il Principe offre la mano ad Adriana, che risale con lui verso l'arcata di destra, seguita da Michonnet. I signori aggruppati a sinistra e le dame in piedi a destra s'inchinano. Adriana manda a Maurizio un'ultima occhiata piena d'amarezza, mentre la Principessa, rimasta indietro, fremente d'ira, la segue con la minaccia degli occhi.

 

 

Fine del terzo atto

 


 

 

Erster Akt    Zweiter Akt    Dritter Akt
Vierter Akt

Dritter Aufzug.

 

Das Palais Bouillon.

 

 











Erster Auftritt.

 

 

Der Abbé und mehrere Diener.

 





ABBE zu den Dienern, wichtig.

    So nicht! Bleibt nur davon!

    Das mach ich selber schon!

    Geschmack bei solchen Leuten!

    Der Fürst hat mich bestellt,

    Das Fest ihm zu bereiten,

    Ganz, wie es mir gefällt. 



Zweiter Auftritt.

 

 

Die Fürstin, der Abbé, die Diener.

 




FÜRSTIN überlegend, bei sich.

    Ach! Dieses Weib, die Rivalin! O könnt

    Ich entdecken, was sie ist, wie sie aussieht, sich nennt!

    Was will, was plant sie? Den Liebsten mir zu rauben?

    Nein! Das darf Gott im Himmel niemals erlauben!

ABBE zu den Dienern.

    Den Kandelaber links und diese Vase ... hier!

FÜRSTIN langsam auf und abgehend.

    Sie sprach: »Er, der mir alles sagt!« Alles?

    Ist das der Lohn, weil ich ihm gab mein Alles?

    Er ist gefangen, ... aber mein spottet jene!

    Diese Stimme, deren tiefe Töne

    Schmeicheln, töten, bald zürnen und bald scherzen,

    Klinget voll Zauber stets in meinem Herzen.

 



Dritter Auftritt.

 

 

Die Fürstin. Der Abbé.

 

ABBE mit einer Verbeugung, zärtlich.

    Sie, gnäd'ge Fürstin? Strahlender als die Morgenröte ...

FÜRSTIN mit spöttischem Lächeln.

    Wenn sie entschwunden?

ABBE küsst ihr die Hand.

    Immer! Sie sind die Sonne, die die stete

    Nacht dort am Pole erleuchtet!

FÜRSTIN sich im Spiegel betrachtend.

    Ach! Stets das alte Lied!

ABBE galant.

    Ihnen gefällt's nicht? ... Hab kein anderes!

FÜRSTIN trocken.

    Lassen Sie's, hab genug davon! Wie sieht

    Denn heute mein Kleid aus?

ABBE beugt sich vor, um besser zu sehen.

    Weh mir!

FÜRSTIN immer vor dem Spiegel.

    Und das Mieder?

ABBE mit lüsternen Blicken ihren Hals betrachtend.

    Ich Armer!

FÜRSTIN mit einem Seitenblick auf ihn.

    Was gibt's wieder?

ABBE schwer seufzend.

    Wie Sie sehen! Ach! Ach! Ich seufze!

FÜRSTIN verächtlich.

    Warum?

ABBE mit gefalteten Händen.

    Wie grausam!

FÜRSTIN mit dem Finger drohend.

    Abbé!

ABBE süsslich.

    Sagen Sie, dass Amor, der Schlimme,

    Stets treu in seinem Beruf,

    Auch Ihr Herz nimmer im Grimme

    Aus totem Marmor schuf.

 

    Und wär es doch geschehen -

    O, Galathé, Königin! -

    So wollen Sie nun sehen,

    Dass ich Pygmalion bin.

 

    Sagen Sie, sagen Sie ...

FÜRSTIN achselzuckend.

    Sagen Sie nicht solchen Unsinn!

ABBE trostlos.

    Die Kunst hat zu entscheiden!

FÜRSTIN lächelnd.

    Der Fürst kann ja, wie Sie wissen, Mythologie nicht leiden ...

ABBE mit einer zweideutigen Gebärde.

    Ein Chemiker! ... begreiflich!

FÜRSTIN mit dem Kopfe nach hinten deutend.

    Doch stille! Er ist ja da!

ABBE dreht sich um.

    In fabula!

FÜRSTIN gleichgültig.

    Den Puder!

ABBE verwirrt.

    Wo denn! Wo ist er?

FÜRSTIN wendet sich zu einem Diener, der mit einer Dose in der Hand zurückkommt.

    Da!

 


Vierter Auftritt.

 

 

Der Fürst, die Vorigen.

 

FÜRST zu den Dienern.

    Zum blauen Pavillon dort tragt alles hin, ihr Leute;

 

Zum Abbé.

 

    Aus meinem Laboratorium vertreibt das Fest mich heute!

FÜRSTIN vom Spiegel her, mit dem Fusse stampfend.

    Den Puder, schnell doch!

ABBE nimmt dem Diener das Gefäss aus den Händen.

    Hier ist er!

FÜRST reisst es ihm wieder weg.

    Abbé, bist du verrückt?

    Das war ein Puder! ... Gefährlich!

ABBE.

    Sie scherzen?

FÜRST.

    Aber schwerlich!

    Weiss wie der Schnee,

    Leicht wie 'ne Fee,

    Ein Pulver von Orest,

    Der Hydra Aschenrest!

    Wie man es mache,

    Zeigt es der Rache!

    Stumm ist der Täter

    Für den Verräter.

    Hilft auch den Erben,

    Dass andre sterben;

    Waffen, nur eigen

    Falschen und Feigen;

    Lauert in Ringen,

    Den Tod zu bringen;

    In Wein gegeben,

    Raubt es das Leben;

    Im Tee selbst droht

    Dir es den Tod.

ABBE entsetzt zurückweichend.

    Barmherz'ger Himmel!

FÜRSTIN interessiert näher kommend.

    Ein starkes Gift?

FÜRST zwischen Scherz und Ernst.

    Es können viele davon sterben!

FÜRSTIN.

    Ist es vielleicht das berühmte »Pulver lauernder Erben«?

FÜRST wichtig.

    Das ist es! Und mir vertraute das Gericht die Sache

    Zur Untersuchung, wie es ...

ABBE wieder näher kommend.

    Sie sind berühmt in dem Fache!

FÜRSTIN streckt die Hand aus.

    Ich möchte einmal sehen ...

FÜRST ausweichend.

    Behüte! Schon der Geruch ...

FÜRSTIN lachend.

    Im Taschentuch ...

FÜRST.

    Tötet. Jetzt muss ich gehen.

ABBE mit einer Gebärde des Entsetzens.

    Mir graut!

 



Fünfter Auftritt.

 

Die Fürstin, der Abbé.

 

FÜRSTIN.

    Jetzt gilt's zu wissen vom Grafen von Sachsen,

    Wer jetzt sein neues Liebchen ist

    Nun! Sie schweigen?

ABBE das Kinn in die Hand stützend.

    Ich suche!

FÜRSTIN achselzuckend.

    Finden Sie!

ABBE wie plötzlich von einem Gedanken erleuchtet.

    Frau Vaudemont ... möglich!

FÜRSTIN lachend.

    Haha! Sie scherzen! Krächzt wie eine Elster!

ABBE kratzt sich den Kopf.

    Und die Baronin d'Aspre?

FÜRSTIN noch mehr lachend.

    Fistelstimme!

ABBE verzweifelt.

    Vielleicht die Herzogin?

FÜRSTIN betroffen.

    Wie? Athénaïs, die mich liebt?

ABBE wieder Hoffnung schöpfend.

    Das tut nichts!

FÜRSTIN noch unruhiger, überlegend.

    Ja, wirklich! In ihrer Stimme gibt

    Es etwas Süsses ... Himmel! wenn sie es wäre!

ABBE strahlend.

    Wir werden sehen!

 


Sechster Auftritt.

 

 

Der Haushofmeister, die Herzogin von Aumont, die Vorigen.

 

HAUSHOFMEISTER anmeldend.

    Die Herzogin von Aumont!

ABBE dreht sich überrascht um.

    Siehe, da ist sie!

FÜRSTIN liebenswürdig.

    Wie stets die Erste! Willkommen! 


Siebenter Auftritt.

 

 

Die Marquise von Vaudemont, die Baronin d'Aspre, der Fürst und die Vorigen, später noch andere Damen und Herren.

 






FÜRSTIN.

    Ach! alles so entzückend!

ABBE.

    Welche selt'nen Diamanten!

FÜRST.

    Und die Rosen ... berückend!

FÜRSTIN.

    Unser Fest soll Sie erfreuen!

ABBE.

    Es kommt die Lecouvreur!

FÜRSTIN.

    Und das Urteil des Paris dann ...

ABBE.

    Ist ein Zauber, ein Wunder!

FÜRSTIN.

    Und das Ballett von Champfleur!

FÜRST.

    Wie ich heute so glücklich bin!

ABBE.

    Ja! Dieses gilt der Fürstin!

FÜRSTIN.

    Nein! wohl der grossen Künstlerin!

 

 

Achter Auftritt. 

 

Der Haushofmeister, dann Adrienne, Michonnet und die Vorigen. 

HAUSHOFMEISTER aus dem Hintergrunde anmeldend.

    Fräulein Lecouvreur!




FÜRST zu Adrienne.

    Sie kommen!

    Bin beglückt, Ihren Liebreiz in der Nähe

    Zu bewundern ... ich danke Ihnen

FÜRSTIN liebenswürdig zu Adrienne.

    Willkommen!

 

Indem sie Adrienne, zurücktretend von oben bis unten betrachtet, für sich.

 

    Dass ich ihre Diamanten von der Königin nicht sehe!

 

Ihr die Herzogin vorstellend.

 

    Die Herzogin von Aumont.

ADRIENNE mit aufrichtiger Bewegung.

    Ich danke Ihnen!

    Es verwirrt, es ergreift mich die Ehre, so gross!

FÜRSTIN bei dem Klang ihrer Stimme erschreckt zusammenfahrend, bei sich.

    Himmel!

ADRIENNE fortfahrend.

    Die Künstlerin kann als Magd nur der Muse dienen,

    Doch alle Anmut, alle Wonnen schufen Ihnen

    Ein glänzend Los.

FÜRSTIN im Gehen bei sich.

    O diese Stimme!

    Kann es sein? Ich wag's nicht auszudenken!

    Eine Künstlerin! Doch warum nicht?

    Das ist die Stimme!

    Sieh nur, wie alle sie feiern! Jetzt will ich Licht!

ABBE zum Fürsten.

    Fürst, soll's beginnen?

FÜRST.

    Warten wir auf den Grafen!

FÜRSTIN mit Betonung.

    Dann warten Sie vergebens!

    Erschrickt sie? Diese Worte trafen!





FÜRST.

    Warum? Hat nicht die Liebe ihm schnell

    Das Gitter geöffnet?






FÜRSTIN bei sich.

    Sie lauscht

 

Laut.

 

    Sie wissen doch? Sein Duell ...

ADRIENNE auffahrend, mit erstickter Stimme.

    Ein Duell?

FÜRSTIN wie oben.

    Jetzt wird sie blass.

 

Laut.

 

    Dem Abbé erzählten's die Diener soeben.

ABBE verblüfft.

    Mir?

FÜRSTIN leise zum Abbé.

    Stille!

 

Laut, Adrienne ansehend.

 

    Er sei verwundet. Man fürchte für sein Leben ...

    Das Fräulein fällt in Ohnmacht!

MICHONNET verzweifelt.

    Hör doch, Adrienne!

DIE DAMEN helfend.

    Himmel!




ADRIENNE richtet sich wieder auf.

    Es ist nichts! ... Die Hitze ...

    Die Lichter ...

 

Zur Fürstin, die sie von der Seite ansieht.

 

    Danke, Frau Fürstin!

 

Bei sich, verwirrt.

 

    O, mich schrecken ihrer Augen Blitze!

FÜRSTIN zum Abbé, der nichts begriffen hat.

    Dummkopf! 



Neunter Auftritt.

 

 

Der Haushofmeister, dann Moritz und die Vorigen.

 

HAUSHOFMEISTER ruft von hinten.

    Der Graf von Sachsen!

ADRIENNE aufatmend.

    Ah! 

Sie ist im Begriff, auf Moritz zuzueilen, Michonnet hält sie zurück. 

MICHONNET leise zu Adrienne.

    Bleibe hier! Du wirst dich verraten!

FÜRST lustig.

    Welche Faxen!

    Graf! Man sprach davon, dass Sie verwundet wären.

MORITZ lachend.

    O, nicht doch!

    Seit König Karls Tod kann Schweden sich nicht mehr wehren.

FÜRST.

    Und Kalkreutz also raus?

MORITZ.

    Ihn entwaffnen war nicht schwierig.

 

Halblaut zur Fürstin.

 

    Ich kam um Ihretwillen!

FÜRSTIN leise, entzückt.

    Dank!


MORITZ wie oben.

    Erst wollte von hier ich

    Fort im stillen. Aber nach Ihrer Helfertat

    Muss ich noch sehen, sprechen Sie.

ADRIENNE.

    Sie reden jetzt so leise ... o Zweifel! Wäre die...

    Wohl die feine Dame?

MORITZ zur Fürstin.

    Hätte Ihnen was zu sagen.

FÜRSTIN leise zu Moritz.

    Wenn alle fortgegangen, später ...

ADRIENNE bei sich.

    Kann's nicht mehr ertragen!




MORITZ zu Adrienne.

    Mein gnäd'ges Fräulein!

FÜRST zu Moritz.

    Graf! Jetzt solln Sie nicht entrinnen,

    Ohne uns Ihre kühnste Tat erzählt zu haben.

MORITZ fröhlich.

    Könnt' ich mich nur noch besinnen ...

ABBE zu Moritz.

    Bitte, bitte!

FÜRST.

    Ich würde wählen

    Die Belagerung von Mitau.

ABBE.

    Lassen Sie sich nicht quälen!

MORITZ mit epischer Bescheidenheit.

    Das ging sehr einfach zu. Der Russe Menzikoff

    Empfing die Weisung, mit List mich gefangen zu nehmen

    In meinem Palaste. Es war eine Heeresmacht

    Gegen eine Handvoll Leute, eins gegen fünfzehn.

    Doch wie einst in Bender dem König Karl,

    So ging es mir:

    Feinde und Freunde zähle ich meistens nicht.


ALLE.

    Ruhm und Heil Moritz! Er zählt sie nicht.

MORITZ lebhaft werdend.

    Die Meinen suchen Schutz hinter jedem Vorsprung,

    Drei Tage rast und wirbelt der höllische Tanz,

    Drei Tage pfeift der Tod und mäht mit blutiger Sense,

    Da bläst von draussen her zum Sturm der Hörner Ton:

    Gefährlicher Augenblick! Was hilft noch aus der Not?

    Die letzte Losung heisst! Jetzt Sieg oder Tod!

ALLE.

    Hoch lebe Sachsen! Sieg oder Tod!


MORITZ von der Erinnerung hingerissen.

    Die Fackeln rauchen schon, fertig zum Brande ...

    Da roll ich selber schnell zum Eingangstore hin

    Die Pulvertonne ... jetzt noch die Lunte ...

    Und ... hundert Kosaken sind in die Luft geflogen!

    Während alle Feinde fliehen, sammeln die Freunde sich

    Und ... so kann jetzt ich's erzählen mit ruhigem Blut

ALLE lebhaft begeistert.

    Hoch lebe Kühnheit! Hoch lebe Mut!

FÜRST zu den Herren.

    Nach Mars: Terpsichore,

ABBE zu den Damen.

    Nach heissem Kampf: die Minne.

FÜRST zum Abbé.

    Jetzt gib das Zeichen, dass das Urteil des Paris beginne!

 








Zehnter Auftritt.

 

 

Das Tanz-Divertissement.

 










UNSICHTBARER CHOR.

    Schlafe, schlafe, o Hirtenknabe!

    Wachzurufen Tod und Schrecken,

    Lässt dich Amor grausam wecken;

    Schlafe still wie im Grabe!















Hüte dich, schöner Hirtenknabe!

    Würmer wohnen oft in Früchten;

    Zwietracht will jetzt ihr Werk verrichten;

    Fürchte den Geber und die Gabe!
Tugend nicht, noch Weisheit, Anmut

    Können würdig des Preises scheinen;

    Nur wo alle sich vereinen in der Einen -

    Der gebührt er.





























































ABBE leise zur Fürstin, auf Moritz deutend.

    Die Herzogin ist's sicher!

FÜRSTIN achselzuckend und leise zum Abbé.

    Sie verstehen gar nichts.

ABBE ganz bedrückt.

    So ist es!

FÜRSTIN zu den Damen, auf Moritz weisend.

    Die Schöne des Grafen ... Wer sie sein mag?

    Nun ...

 

Sich zu Adrienne wendend.

 

    ich denk das Fräulein wüsst es!

ADRIENNE zusammenfahrend.

    Ich?

FÜRSTIN mit feiner Bosheit.

    Denn man sprach am Hofe von einer Komödiantin ...

ADRIENNE den Hieb zurückgebend.

    Und im Theater von einer hochgestellten Intriguantin ...

FÜRSTIN in demselben Tone fortfahrend.

    Ein geheimes Begegnis ...

ADRIENNE ebenso.

    Ja! Ein nächtlich Ereignis ...

ABBE ganz verdutzt.

    Die Sache scheint pikant.

EINIGE DAMEN angeregt.

    Der Fall ist amüsant.

ABBE ungläubig.

    Doch wo sind die Beweise?

FÜRSTIN Adrienne fixierend.

    Ein Veilchensträusschen, blühend

    Geschenkt dem Helden ...

ADRIENNE zusammenfahrend, bei sich.

    Das meine!

 

Die Fürstin fest ansehend.

 

    Nein, ein Armband, das fliehend

    Verlor die Dame!

FÜRSTIN erschreckt bei sich.

    Das meine!

EINIGE DAMEN lachend.

    Das klingt wirklich chinesisch!

ABBE ebenfalls lachend.

    Eine span'sche Romanze!

ADRIENNE nachdrücklich.

    Nein! Das ist echt französisch!

    Und übrigens ...

    Das Armband ... ich hab's bekommen ... 's ist mein!

    Hier ist es!




ABBE zu den Damen.

    Prächtig!

DIE DAMEN es neugierig betrachtend.

    Wunderbar!

FÜRSTIN mit erheuchelter Gleichgültigkeit.

    Die Arbeit ist fein! 

FÜRST neugierig zu den Damen.

    Was gibt's hier, mit Verlaub?

ABBE UND DAMEN.

    Es ist was Rares!

FÜRST lächelnd.

    Das Armband meiner Gattin ...

FÜRSTIN bei sich, einen wütenden Blick auf Adrienne werfend.

    Sie war es!







ADRIENNE mit einem Blick auf die Fürstin.

    Sie war es!





FÜRSTIN zu Adrienne, mit falscher Freundlichkeit.

    Sie werden doch den Genuss uns gewähren,

    Als Künstlerin Sie zu hören.

ADRIENNE sich mit Mühe beherrschend, bei sich.

    Noch sprechen? Vor ihr?


MICHONNET halblaut zu Adrienne.

    Vorsicht!

FÜRST zu Adrienne.

    Was wünschen Sie vorzutragen?

FÜRSTIN mit Beziehung.

    Der verlassnen Ariadne bitt're Klagen?

ADRIENNE mit vor Zorn erstickter Stimme, bei sich.

    Zuviel ist's!

FÜRST.

    Lieber: Phädra; die Szene muss berauschen!

ADRIENNE entscheidet sich plötzlich.

    So sei es Phädra!

ALLE.

    Wir lauschen!

ADRIENNE nach rechts gewendet.

    O ihr Götter! Was hab' ich begangen?

    Mit dem Gatten zugleich soll den Sohn ich empfangen?

    Er, der Zeuge der schändlichen Tat, soll mich sehn

    Vor dem Vater in feigem Zittern vergehn?

    Und die Seufzer, von welchen die Brust mir erfüllt,

    Und den Tränenstrom verspotten, der dem Aug' mir entquillt?

    Wird, da Theseus besorgt, er zurück davor schrecken.

    Mein entsetzlich Geschick vor der Welt aufzudecken?

    Dass der Trug gegen Vater und König mir glückt,

    Dass er kämpfend den Abscheu vor mir unterdrückt?

    Doch umsonst wär' sein Schweigen! Auf der Stirne steht geschrieben

    Mir die Schuld! Ich kann mich nicht verstellen, wie es lieben

    Jene schändlich frechen Weiber, die schwelgen im        Verrat,

    Deren eisige Stirne nicht mehr errötet, vor keiner Tat!


















FÜRSTIN klatscht in die Hände.

    Bravo!

ALLE applaudierend.

    Bravo! Ganz himmlisch!

MICHONNET zu Adrienne.

    Wie konntest du so sprechen!

    Was soll das geben!

ADRIENNE ungestüm.

    Ich musst mich rächen!

FÜRSTIN bei sich, wütend ihr Taschentuch zerreissend.

    Ha! Diesen Schimpf vergess ich ihr nie!

ADRIENNE zum Fürsten, der kommt, um ihr einige Schmeicheleien zu sagen.

    Ach! Sie verzeihn! Ich muss jetzt gehn!

FÜRST ihr die Hand küssend.

    Dank! Grosse Künstlerin!

FÜRSTIN eilig zu Moritz.

    Bleib hier!

ADRIENNE halblaut zu Moritz.

    Folge mir!

MORITZ leise zu Adrienne.

    Auf morgen früh!

 

Der Vorhang fällt.

 

 






Ende des dritten Aufzuges.