Il giuramento

 

Opera in tre Atti

 

 

Personaggi

 

 

Manfredo, Conte di Siracusa

 

Bianca, di lui consorte

 

Elaísa, Dama straniera

 

Viscardo di Benevento

 

Brunoro, Segretario del Conte

 

Isaura, Dama di Bianca

 

Gentiluomini, Cavalieri

 

Dame, Damigelle, Paggi, Guardie, Pescatori, Popolo

 

L' azione è in Siracusa nel secolo XIV.

 

 Atto primo   Atto   secondo    Atto   terzo


 Scena I.

 

 

Giardini Illuminati. Palazzo d' Elaísa, a sinistra, con scalinata, L'atrio, e i superiori appartamenti si scorgono disposti a festa notturna. Viali alla destra. L' avanti della scena presenta un padiglione. Nel fondo spiaggia del mare. Mucica di danza dal palazzo. Banda sulle barche alla spiaggia, Gentiluomini. Dame e Maschere che s' aggirano; poi Viscardo, indi Manfredo. e Brunoro.

 


CORO.

    Odi: ogni intorno echeggiano

    Suoni giulivi, e canti.

 

Verso il palazzo.

 

    Vedi sparir, succedersi

    Festevoli danzanti.

    Qui di piacer, di gioja

    Tutto è sorriso, ardor.

    Tra vaghi incanti è questa

    La reggia dell' Amor.

    Ad Elaísa onor!

    Regina della festa,

    E Dea di tutti i cor' ...

    Ad Elaísa i onor!

 

Si disperdono.

 listen to RealaudioLa Dea di tutti i cor- Bella adorata incognita

VISCARDO.

    La Dea di tutti cor'!

    Ed ella il mio sol brama!

    E, fido a un primo ardor,

    Il mio non l' ama.

    Bella, adorata Incognita,

    A me chi ti rapì?

    Il tuo Viscardo, misero!

    Te cerca da quel dì.

    Trovarti ... rivederti

    Un solo istante ancora ...

    Udir, io t'amo ... dirtelo! ...

    E morrò lieto allora.

    Privo di te, più vivere

    Non posso omai così.

 

S'interna pe' viali.

 

VOCI.

    Elaísa! Elaísa! ...

 

Dal palazzo e da viali arrivano Gentiluomini e Dame.

 

    Ov' è? si cerca ... sparve.

    Forse aggirarsi gode

    Sotto ignoto divisa.

    Ecco Manfredo.

MANFREDO osservando intorno.

    E neppur qui Eläísa!

    Senza di lei che l' animava, or muta

    Langue la festa. Più non brilla un core.

    Sparirono con lei piaceri, e amore.




CORO.

    Forse amor la bella arresta

    Con felice adorator.

MANFREDO.

    (Fier sospetto, ohimè, si desta

    Nel geloso ardente cor.

    A lei tutti io già sacrai

    I più dolci affetti miei;

    Tutti volti sono a lei

    I miei voti, i miei sospir'.

    Tutto mio quel cor vorrei ...

    Per me solo ... ed un rivale

    Ora forse! ... Idea fatale! ...

    Io rival potrei soffrir! ...

    Elaísa me tradir!

    Ah! no, no. Sì reo sospetto

    È un oltraggio al suo candor.

    Mercè cara a tanto aftetto

    Spero alfin dal suo bel cor.)

CORO scorgendo Elaísa.

    Vien, Regina della festa ...

    Bella Dea di tutti i cor' ...

 

Tutti le vanno incontro. 

 


 Scena II.

 

 

 Elaísa con Damigelle dai viali. Nell' istesso momento Viscardo.

 

ELAÍSA si volge a Manfrodo.

    Oh mio ... german! ... (Che palpito!)

MANFREDO osservan.

    (E quale ardor! Che sguardo!)

BRUNORO sissando Viscardo.

    (Che vedo mai! Viscardo!)

ELAÍSA porgendogli la mano.

    Manfredo! ...

VISCARDO.

    (E in tante pene! ...)

    Eläísa! ...


ELAÍSA a Viscardo sommessamente.

    (Mio bene!)

ELAÍSA, VISCARDO, MANFRODO.

    (Vicino a chi s' adora

    Dover frenarsi ognora!

    E non poter esprimerc

    Desiri, affetti, ardor! ...

    Non v'è, non v'è più barbaro

    Tormento nell' amor.)

BRUNORO.

    (È giunta, spero, l' ora

    Che sospirai sinora.

    Celar le angoscie, il fremito

    Di mio spregiato ardor! ...

    Non v'è, non v'è più barbaro

    Tormento per un cor.)

CORO osservando Manfrodo.

    (Egli Eläísa adora:

    E dee frenarsi ognora! ...

    Non v'è, non v'è più barbaro

    Tormento nell' amor.)

MANFREDO marcato.

    Voi spariste Eläisa! ...

ELAÍSA.

    Un raggio di speranza ...

    Una gentil sembianza ...

    M'illusero sull' oggetto

    Diletto a questo cor.

VISCARDO colpito.

    (Che ascolto!)

MANFREDO con espressione ironica.

    E questo

    Oggetto sì diletto al vostro core? ...

ELAÍSA con affezione.

    È una donna.

VISCARDO, MANFRODO, BRUNORO sorpresi.

    Che dite?

ELAÍSA.

    Cui deggio un padre ... e cerco ognora. Udite:

    Di superbo vincitore

    Eläisa a piè gemea,

    E la vita gli chiedea,

    Fra i sospir', del genitor.

    Del fier Duce a giovin figlia

    Sulle ciglia trasse il pianto.

    Pregò il padre, il baciò tanto

    Che la grazia le accordò.

    A quell' Angelo Eläisa

    La mercede in cor giurò.

TUTTI.

    Che bell' anima Eläisa

    Giovinetta pur mostrò!





ELAÍSA.

    Sacra efägie protettrice

    Eläisa in sen portava,

    E in memoria la donava

    Alla sua consolatrice ...

    Il suo nome v' incideva:

    Sii felice, le deciva ...

    Questa essigie ti protegga:

    Forse un dì ti rivedrò.

    Ma quell' Angelo Eläisa

    Da due lustre invan cercò.

TUTTI.

    Ed un Angelo Eläisa,

    Siracusa in te trovó.


CORO.

    Or la danza si riprenda:

    Gioja tutti i cor' raccenda.

    Eläisa si festeggi:

    Quel bel nome all'aure echeggi'

    E fra palpito söave

    Trovi un' cco in ogni cor.

    Elaísa! ... Gioja! ... Amor!

ELAÍSA, VISCARDO, MANFREDO.

    De' mortali Nume in terra,

    Vita e gioja, Amor, tu sei.

    Nume in cielo degli Dei ...

    Perchè il cielo è dove è Amor.

    Foco tuo gli affetti miei ...

    Spiro sei di questo cor ...

    Viver sol d'amor desio ...

    Nel tuo Ciel morire, Amor.

 

Il Coro ripete, e va poi disperdendosi. 

 


 Scena III.

 

 

Viscardo, e Brunoro.

 

VISCARDO.

    Brunoro ... o tu l'antico,

    Negli anni di mia gloria, e dolce amico,

    Vieni al mio seno ancor. Torna fortuna

    A sorridermi omai.

BRUNORO marcato.

    Ed a me pure.

VISCARDO con gioja.

    E tu conosci.. sai.

    Dunque ove sta celato

 


Mostrandogli un ritratto.

 

    Quest' idolo adorato,

    Di cui mi sorprendesti

    L'immago a ribaciar quando giungesti?

BRUNORO con amarezza.

    Sì, e quanto! e del dorato

    Suo carcere a me noti ... e ognor dischiusi

    Gli aditi son ... anche i segreti.

VISCARDO con ausia.

    E a lei? ...

BRUNORO.

    De' giardini trovatevi alla porta.

VISCARDO.

    Quando?

BRUNORO.

    Fra un' ora, e scorta

    Io vi sarò presso all' amata.

VISCARDO in viva gioja.

    E allora! ...

    Ah! per te in Ciel mi troverò. Fra un' ora.

 

Parte.

 


 Scena IV.

 

 

Brunoro, indi Elaísa dall' opposta parte d'onde partì Viscardo.

 

BRUNORO con gioja feroce.

    Ed io fra un' ora vendicato.

ELAÍSA.

    Quegli

    Che vi laseiò? ...

BRUNORO con mistero marcato.

    È l' avanzo

    Unico della misera, proscrìtta,

    Casa di Benevento.

ELAÍSO.

    E vci! ... Cielo! ... Che sento!

BRUNORO.

    Ed io, Contessa,

    Io so tutto ... sì ... Tutto! Onde celarlo

    De' nemici alle inchieste ...

    Di Manfredo a' sospetti,

    Qual fratel l' accoglieste ...

ELAÍSA agitata e sommessa.

    Deh! ... Il segreto!

BRUNORO.

    Fidatevi; ei m'è caro, ed or son lieto

    Ch' ei felice è d'amor.

ELAÍSA sorridendo.

    Oh! si.

BRUNORO marcato.

    Fra poco

    Ei sarà a piè dell' adorato oggetto ...

    Che piangea ... che trovò.

ELAÍSA turbata.

    Che? Ciel! ... che dite?

BRUNORO.

    Il ver.

ELAÍSA.

    Viscardo! Un' altra! ... Ah! no. Mentite.

BRUNORO.

    Io mentisco! Seguitemi.

ELAÍSA fremente.

    Tremate.

    Vei la morte d'alcuno pronunziate.

BRUNORO.

    Della rival.

ELAÍSA con passione.

    Sí ... se vi sia. Viscardo.

    Un traditore!

BRUNORO avviandosi.

    Ebben!

ELAÍSA segue Brunoro.

    Viscardo! ... Un' altra amar! Che orrore! 

 

 


 

 Scena V.

 

 

Stanza di Bianca nel Palazzo di Manfredo.

 

Tavoli con doppieri a Tumi accesi. Un' arpa. Sofà e Sedie. Un verone che offre vista sul mare. Porte laterali. Grande porta nel prospetto.

 

Dame in conversazione. Alcune sedute giuocando, due con Isaura, che addita Bianca seduta sul verone.

 

CORO.

    Era stella - del mattino

    Tanto bella! - impallidì.

    Parea rosa - di giardino

    Si vezzosa! - ed appassì.

 

    Puro giglio, sull' albóre,

    Chi ti fa languir così?

 

    Al sorriso ella era nata

    Del destin più lusinghier:

 

    La sua vita riserhata

    A un Eliso di piacer ...

 

    Pur segreto, fier dolore

    Va struggendo i suoi bei dì.

 

    Chi sa forse! ... Giovin core ...

    Tutto a te brillò, ... e sparì.

BIANCA avanzando lentamente.

    Oh! sì ... mie care ... Oh! sì,

    Tutto per me brillò ... tutto sparì.

 

    Or là, sull' onda, col pensier mio,

    Vèr l' altra sponda, al suol natío,

    Fra' dolci immagini, volava il cor.

 

    Per me tornavano que' di feliei ...

    Le notti d' estasi incantatrici ...

    Quell' aure ...isalici ...il rio ...l'ardor! ...

    Ah! ch'era sogno ingannator.

CORO.

    Racconsolatevi, bella dolente:

    Tornerà a splendervi il ciel ridente:

    Di gioje l'Iride brillerà ancor.



BIANCA.

    (Di tua fede bello ognora,

    Torna, o caro, a chi t'adora:

    Sarai l' Iride di gioja

    Che il mio cor farà brillar

 

    Quel bel ciglio tutto amore

    Era il ciel per me ridente:

    Un tuo sguardo al cor dolente

    Può la vita ridonar.)

    Ma a mezzo il di lei corso

    E giunta omai la notte, o dolci amiche,

    Ite al riposo. Addio.

 

Le Dame si ritirano per la porta di mezzo, che verrà aperta e chiusa da' Paggi.

 


 

 Scena VI.

 

 

Bianca, Isaura.

 

BIANCA.

    Già un lustro, Isaura mia, già un lustro ... eterno!

    Da che lasciai Catania,

    E più no 'l vidi. Il sai! ...

ISAURA.

    Calmatevi, sperate.

BIANCA.

    Come? In che più sperar?

ISAURA.

    Potria la sorte

    Guidarlo in Siracusa.

BIANCA.

    Come vederlo! ... ei me veder? ... se chiusa,

    Qual prigione, mi tien quegli che sposo

    Dovei seguir repente ... senza addio ...

    E senza palesarmi all' idol mio,

    Ch' altro di me non conoscea che il nome,

    Or, tu ben vedi, e como,

    E in che sperar potrei?

    Sol nella morte.


ISAURA.

    Ah! che veder dovrei?

    Misera!

BIANCO.

    O Isaura! No, non pianger, vanne,

    E riposa.

ISAURA.

    E spogliarvi?

BIANCO.

    Io sola ...

ISAURA.

    Ch' io

    Doman vi vegga nel sorriso.

BIANCO le stringe la mano.

    Addio.

 

Isa, entra nella stanza a destra.

 


 

 

 Scena VII.

 

BIANCA da un cofanetto leva un libro.

    Preghiamo. - Ah! pregai tanto! Ma il mio labbro

    Recita la preghiera ...

    Ed il mio cor ... là ... a lui.

 

Ripone il libro.

 

    L'ultima sera

    Ei cantava al mio piè. Da quanto amore

    Animati i suoi sguardi ... ed il suo canto!

    Quest' era il tema.

 

Eseguisce sull' arpa il ritornello della canzone che canterà poi Viscardo. 


 

 Scena VIII. 

 

Brunoro dalla porta a sinistra, fa cenno a Viscardo d' entrare

 

BRUNORO sommessamente.

    Entrate.

VISCARDO sulla soglia ravvisando Bianca.

    Eccola.

BRUNORO.

    Io mi ritiro.

    Là intanto vi celate.

 

Accennando il verone.

 

VISCARDO presso al verone.

    La mia vita.

    E tua.

 

Viscardo si cela nel vano del verone, Brunoro cava un foglio, lo posa sul tavolino rapidamente, ed esce.

 

BRUNORO.

    Forse tra poco ella è finita.

 


 

Scena IX. 

 

Bianca, e Viscardo celato.

 

BIANCA cessando dal suono.

    Ah! Io ripeto ognora!

    Ma quella voce! oh ancora

    La sua voce una volta!

VISCARDO dal verone.

    Ti creò per me l'amor,

    Per amarti mi fè il cor.

    Sol mio voto, mio pensier,

    De' miei sogni sei piacer.


BIANCA colpita e con trasporto.

    Cielo!..

VISCARDO.

    Tutto io trovo, o cara in te:

    Tu sei vita, e ciel per me.

BIANCA che si sarà alzata.

    Viscardo! ...

VISCARDO escendo.

    Bianca!

    Ah! ti trovai, bell' Angelo! ...

BIANCA.

    Io ti rivedo ancor!

BIANCA, VISCARDO.

    E troppo, oh Dio! la gioja

    Che mi rapisce il cor.

BIANCA.

    Guardami ... o caro ... guardami ...

VISCARDO.

    In estasi ti miro ...

BIANCA, VISCARDO.

    Ecco il celeste spiro

    Di voluttà, d'amor.

BIANCA.

    Non sai quant' io penava! ...

VISCARDO.

    Io già la vita odiava ...
BIANCA, VISCARDO.

    Ma ... ti trovai, bell' Angelo ...

    Ma ti rivedo ancor!

    Compensa pene e lagrime

    La gioja del mio cor.



BIANCA.

    Or meco siedi, e narrami ...

 

S'avvede del foglio sul tavolino.

 

    Ma un foglio qui vegg'io!

    Volevi tu sorprendermi!

VISCARDO.

    Forse Brunoro ...

BIANCA colpita.

    Oh Dio!

    Brunoro! ...

VISCARDO.

    In te qual fremito! ...

BIANCA.

    L'iniquo! ah! tu non sai! ..

 


Apre il foglio e legge.

 

    »Amore spregiato sarà vendicato.«

    Per te sol tremo ...

 

Va al verone osservando.

 

VISCARDO fremente.

    Il persido!

BIANCA affannosa.

    Oh Ciel! ...

VISCARDO.

    Che avvien! ...

BIANCA.

    Dall' andito

    Terren che qui conduce,

    S'approssima una luce.

    Come salvarti! ... ohimè ...

VISCARDO.

    Non paventar per me.

BIANCA.

    Ah! là ... c' è Isaura ... celati.

VISCARDO deliberato.

    In tua difesa io resto.

BIANCA.

    V' è istante più funesto! 

Guidandolo verso la porta.
 

VISCARDO.

    A che ti trasse, o misera,

    Il mio fatale amore! ...

    Ma tema il mio furore

    Chi offenderti oserà.

BIANCA.

    Se ti son cara ... oh! ... célati:

 

Con disperazione.

 

    on i miei dì! ... l'onore!

    O Dio! ... mi manca il core

    Abbi di me pietà ...

 

Ella trascina Viscardo alla porta, l'apre, lo spinge addentro e chiude, poi spegne il lume e si getta sul sofà.

 


 Scena X. 

 

Elaísa dalla porta a sinistra, con lampana in mano. Scorge il lume appena spento, indi s'avvede di Bianca sul sofà.

 

ELAÍSA.

    Tutto è tenebre ... e si tace ...

    È fumante ancor la face ...

    Ella è sola ... e dormir finge.

    Ei celossi.

 

Esamina le porte.

 

BIANCA volgendo il capo.

    Che mai vedo?

    Una donna!

ELAÍSA presso la porta di prosp.

    Là Manfredo

BIANCA.

    Ciel! conosce! ...

ELAÍSA verso la porta a destra.

    Qui ...

BIANCA appena respirando.

    Oh terrore!

ELAÍSA spingendo la porta.

    Chiuso addentro!

BIANCA facendosi coraggio.

    Qual romore!

    Voi ... che osate in queste stanze?

    E chi siete? ...

ELAÍSA fisando Bianca.

    Io! Quai sembianze! ...

 

Risovvenendosi d' un'idea, poi respingendola.

 

    No, no.

BIANCA.

    Ebben! che volete?

ELAÍSA con impeto.

    Quella chiave.

BIANCA.

    A voi? Chi siete?

ELAÍSA.

    Chi son' io? chi son? Tremate.

    Rival vostra.

BIANCA colpita.

    Rival! (Cielo!)

ELAÍSA.

    Che voglio? Su lui che amate, ...

    E su voi, vendetta.

BIANCA.

    Io gelo.



ELAÍSA.

    Di Viscardo io sono amante:

    Egli m' ha per voi tradito.

    Qui felice, già un istante,

    Ha con voi d' amor giöito.

    Ma a punir uno spergiuro ...

    Una moglie traditrice,

    Qui, di tante colpe ultriee,

    Una furia me guidò.

BIANCA che l' avrà osservata.

    Con sì angelico sembiante,

    Voi sì fiero avreste il core!

    Ah! confusa ... palpitante ...

    Voi compite il mio terrore.

    Io non oso ... non sapea ...

    Ve lo giuro, io non son rea.

    Deh! pietà d' un' infelice

    Che già tanto, oh Dio! penò.

ELAÍSA con impeto crescente.

    Sì! ... penaste? ... e or io! ... Viscardo! ...

    Ei ... Viscardo! ov' è?

BIANCA atterrita.

    Gran Dio!

    Oh! frenate quel trasporto ...

    Se Manfredo v' ode ... è morto ...

ELAÍSA fiera.

    Ei v' è dunque? è là. Schiudete.

BIANCA supplice.

    Deh! ...

ELAÍSA minaccicsa.

    A Manfredo? ...

 

Per avviarsi alla porta.

 








BIANCA con grido soffocato.

    No. Egli ... è là.

    Ma s' è ver che voi l' amate ...

    La sua morte non vogliate,

    La mia fama ... la mia vita! ...

    Deh! per esso almen pietà!

ELAÍSA.

    Fiere angoscie voi provate ...

    Ma le mie non eguagliate.

    Voi amata ... ed io tradita!

    No ... non v' è ... non v' è pictà.

    Egli ... voi ... Mansre ...

 


Volendo chiamare.

 

BIANCA atterita, slanciandosi avanti lei.

    Ah! ...
 


 

Scena XI.

 

Dalla porta a destra s' avanza Viscardo, staccandosi da Isaura, che tenta trattenerlo, Elaísa e Bianca.

 

VISCARDO ad Elaísa.

    Fermate.

BIANCA, ISAURA.

    Cielo!

ELAÍSA a Viscardo.

    Oh perfido?

VISCARDO.

    Lo sono.

    Vostri sdegni in me sfogate:

    La mia' vita v' abbandono,

    Ma con lei, deh! giusta siate,

    Nè oltraggiate il suo candor.

    Ch' io morendo trovi ognora

    Generoso sì bel cor.


ELAÍSA.

    E il bel cor tu invochi ancora

    Che tradisti in sì rea guisa!

VISCARDO.

    Sol per lei ... pietà! ... Eläisa! ...

ELAÍSA volendo avviarsi alla porta di messo.

    No.

BIANCA colpita.

    Eläisa! questo nome ...

 

Trattenendo Elaísa e con tutta l' ansiz.

 

    Ciclo! ... è il vostro? ... Dite ...

ELAÍSA.

    È il mio?


BIANCA.

    Quest' efsigie conoscete? ...

 

Cavandosi dal seno un' efsigie, che bacia, e presenta ad Elaísa.

 

ELAÍSA.

    Giusto Dio! che miro! ... e come ...

    Come voi la possedete?

BIANCA.

    Me'n fè dono un' Eläisa ...

    Cui salvava il genitor.

ELAÍSA.

    Ella! ... oh padre! ... ed io!

 


Quasi per abbracciar Bianca. 

 


 

Scena XII.

 

 

S' apre repente la gran porta di mezzo, e si presenta Manfredo: dopo lui due Scudieri e sei Guardie, che restano fuori della porta, da cui si vedo una sala d'armi.

 

ELAÍSA, VISCARDO, ISAURA, BIANCA colpiti.

    Manfredo!

    È / Son perduto!

ELAÍSA.

    Ed or! ...

MANFREDO sorpreso allo scorgere Elaísa e Viscardo.

    (Che vedo!

    Ma! ... Brunoro! ... E il traditor?)

ELAÍSA.

    Oh genitor!

BIANCA, VISCARDO, ISAURA.

    Oh mio terror!

 

Bianca va mancando; Isaura la sorregge, e poi accorroao Dame e Damigelle.

 

MANFREDO marcato ad Elaísa.

    Eläisa in queste soglie! ...

    Voi credea nel vostro tetto

    Alto ben sarà l' oggetto,

    Che in tal ora vi guidò.

    (Gelosia, timor, sospetto,

    Più nel sen celar non so.

    Così barbaro tormento

    Quanto ancor soffrir dovrò?)

ELAÍSA marcata.

    Pace ... onore ... amor ... riposo

    Vi s' insidia ... in questo tetto.

    Sì ... terribile è l' oggetto

    Che in tal ora me guidò.

    (Padre! ... oh padre mio diletto,

    Come il giuro compirò?

    A più barbaro cimento

    Ahi! qual core si trovò?)

BIANCA, VISCARDO.

    (Del tiranno minaccioso

    Freme il core all' atro aspetto.

    Elaísa con un detto

    Forse perdere ci può.

    Non per me, per lui / lei pavento.

    Per salvar lo / la io morirò.

    A più barbaro cimento,

    Ahi! qual core si trovò!)

ISAURA, CORO.

    (Qual sorpresa, qual sospetto!

    Per lei trema il cor nel petto.

    A qual barbaro cimento

    Fier destino la serbò!


MANFREDO ad Elaísa.

    Questo fatal mistero

    Or dunque palesate.

    Saper vo' tutto ... il vero.

 

Marcato.

 

    Nè alcun salvar cercate.

    Tremi chi me tradisce ...

    Chi d' ingannarmi osò.

    Le Guardie ... olà

 

Due Scudieri partono.

 

ELAÍSA E VISCARDO.

    (Che palpito!)

ELAÍSA.

    Un nero tradimento ...

MANFREDO con impeto.

    Ebbene!

BIANCA.

    (Io tremo ...)

VISCARDO.

    (Oh Dio! ...)

ELAÍSA sguardo rapido a Bianca e Viscardo.

    Due perfidi ...

MANFRODO minaccioso.

    Quali! ...

VISCARDO deliberato avanzandosi.

    Io.

    Io ... sol ...

MANFRODO.

    Che! ...

ELAÍSA rapidamente.

    Ei ... sol ... Due perfidi

    Giurarvi morte udia ...

    Costor fra l'ombrc sparvero ...

    Me tosto ei n'avvertia ...

    Voi qui a salvar sollecita

    Tal cura ne guidò.


BIANCA, VISCARDO.

    (Qual donna!)

    (Ed ella or salvaci!)

MANFRODO sospettoso.

    Fia vero quel che sento? ...

VOCI di dent.

    All' armi! Tradimento!

    Agrigento! Agrigento!

MANFRODO.

    D' orror mi freme il cor.

ELAÍSA.

    Oh giuro! oh genitor!

 


 Scena XIII.

 

 

I detti. Coro di Cavalieri armati e Gentiluomini, Guardie, che si dispongono nella sala.

 

CORO.

    Manfredo ... eccoci a te,

    Sia morte ai traditor'.

    Son tuoi la nostra fe ...

    Gli acciari ... il cor.

    L'oste, il cimento ov'è?

    Noi coglierem con te

    Novelli allòr.

    Sia morte ai traditor'.

MANFRODO.

    De' valorosi ecco l' accento:

    De' generosi ecco l' ardor.

    Tenta sorprenderci forse Agrigento ...

    Forse ha rei complici qui un traditor ...

    Ma tutti tremino del mio furor.

CORO.

    Se di sorprenderci tenta Agrigento,

    Tremi coi complici suoi traditor'.


ELAÍSA E BIANCA ai Cavalieri.

    A voi sorrida sida vittoria:

    Scrto di gleria v'appresta amor.

    Il dì novello sorga più hello,

    Di calma e gioje apportator.

    (Per te più gioja, povero cor!)


CORO.

    Il dì novello sorga più bello

    Di calma e gioje apportator.


VISCARDO marcato.

    L'alta vendetta a me più spetta,

    Cader mia vittima de'il traditor.

    Voi non sapete qua! fera sete

    Di quel reo sangue m'arda nel cor.

    Invano celasi al mio furor.

CORO.

    Compi la nobile giusta vendetta.

    Premio t'aspetta di fe e valor.

 

Trombe e tamburi dall' interno che si rispondonò, e poi n'uniscono. Soldati che arrivano, popolo che accorre, e si dìspongono nella sala d'armi.

 


TUTTI.

    Udite i segnáli ... le trombe guerriere.

    Il popolo accore ... s'uniscon le schiere.

    Scoprir gli assassini ... incontro al nemico ...

    Ssidarlo ... annientarlo! Vendetta! Furor!

    La sede n'accende ... ei guida la gloria:

    Coroni vittoria l'ardire, il valor.

 




Manfrodo s'unisce ai Cavalieri e segue i Soldati con Viscardo. che s'incontra con Bianca. Elaísa stringe la mano di questa, che rimane con Isaura e le Dame.

 

 

Fine dell' Atto Primo.

 


 

 Der Schwur

 

Oper in drei Akten

 

 

Personen

 

 

Manfredo, Graf von Syrakus

 

Bianca, seine Gemahlin

 

Elaisa, eine Fremde

 

Viscardo von Benevent

 

Brunoro, Geheimschreiber des Grafen

 

Isaura, Hofdame Biancg's

 

Edelleute, Ritter, Damen, Edelfräulein, Pagen, Wachen, Fischer, Volk

 

Schauplatz: Syrakus. Zeit: das vierzehnte Jahrhundert.

 

 
Erster Akt    Zweiter Akt    Dritter Akt


Erste Scene.

 

 

Erleuchtete Gärten. Links Elaisa's Pallast mit einer Freitreppe. Die Vorhalle und die oberen Gemächer sind zu einem nächtlichen Feste vorbereitet. Rechts Baumgänge. Der Vorgrund stellt ein Zelt dar. Im Hintergrunde das Gestade des Meeres. Im Pallaste Tanzmusik. Eine Schaar Musiker auf einem Boote am Ufer. Edelleute, Damen, Masken umhergehend; dann Viscardo, zuletzt Manfredo und Brunoro.

 

CHOR.

    Horch! laut erschallen Jubellieder,

    Wohin man blickt prangt Festesglanz;

 

Auf den Pallast deutend.

 

    Geendet kaum, beginnen wieder

    Zur Freude Aller Spiel und Tanz;

    Aus jedem Antlitz lächelt Lust,

    Der Frohsinn thront in jeder Brust.

    Von holdem Zauber rings umgeben,

    Winkt uns das Reich der Liebe hier;

    Auf! hoch laßt Elaisa leben;

    Ja, Heil, Heil, Elaisa, Dir!

    Du, dieses Festes Königin!

    Du, aller Herzen Herrscherin!

 

Der Chor entfernt sich.

 


VISCARDO.

    Ja! aller Herzen Herrscherin;

    Doch sie ersehnt allein das meine;

    Umsonst; es klopft nur für die Eine,

    Der treu geweiht ich Seel' und Sinn.

    Du schöne Fremde, mir so theuer,

    O wer entzog Dich meinem Blick!

    Seit Dich verloren Dein Getreuer,

    Sucht er Dich auf, sein höchstes Glück.

    Könnt' ich Dich finden, wiedersehen

    Nur einmal noch, Du, die mir fern;

    Dürft' ich nur Deine Huld erflehen,

    Dann, Heißgeliebte, stürb' ich gern ...

    Ach! stets von Dir getrennt zu sein,

    Ist meiner Seele Todespein.

 

Er zieht sich zurück.

 

STIMMEN.

    Wo ist Sie? Elaisa! Elaisa!

 

Aus dem Pallaste und aus den Gängen eilen Cavaliere und Damen herbei.

 

    Man sucht sie überall ... sie ist verschwunden;

    Vielleicht vergnügt es sie sich zu ergehen

    In einer unbekannten Maskenkleidung.

    Manfredo naht.

MANFREDO umherblickend.

    Auch hier nicht Elaisa?

    Dahin ist ohne sie des Festes Freude,

    Nur ihre Gegenwart hat es beseelt;

    Nicht Scherz noch Frohsinn wird hier mehr gefunden,

    Mit ihr zugleich sind Lust und Lieb' entschwunden.

CHOR.

    Die Holde eilt vielleicht entgegen

    Dem Hochbeglückten ihrer Wahl.

MANFREDO.

    (Verdacht fühl' ich in mir sich regen,

    Der mich erfüllt mit Folterquaal.

    Ihr opfert' ich die reinsten Triebe,

    Sie ward mein Leid und meine Lust;

    Mein Leben, meine einz'ge Liebe,

    Das Heil und Hoffen meiner Brust.

    Mein, mein allein möcht' ich sie heißen, ...

    Ha! und jetzt, will vielleicht sie kühn

    Ein Nebenbuhler mir entreißen? ...

    Und ich, ich sollte dulden ihn! ...

    Wie! Sie für einen Andern glüh'n? ...

    Hinweg, Du finstrer Argwohn! nein,

    Du darfst nicht Elaisa kränken;

    Lohn wird sie meiner Lieb' einst schenken,

    Ihr mildes Herz wird hold mir sein.)

CHOR Elaisa erblickend.

    Komm, schöne Festeskönigin,

    Du, aller Herzen Herrscherin.

 

Alle gehen ihr entgegen. 

 


Zweite Scene.

 

 

Elaisa mit Damen aus den Gängen; zugleich mit ihr tritt Viscardo auf.

 

ELAISA wendet sich zu Manfredo.

    O mein ... mein Bruder! ... Wie das Herz mir klopft!

MANFREDO beobachtend.

    (Welch' eine Gluth! Welch lieb' entflammter Blick!)

BRUNORO Viscardo betrachtend.

    (Wie! seh ich recht? Viscardo hier!)

ELAISA Manfredo die Hand reichend.

    Manfredo!

VISCARDO.

    (In solchem Leide! ...) Elaisa! ..

ELAISA leise zu Viscardo.

    Theurer!

ELAISA, VISCARDO, MANFREDO.

    (In uns'res Lieblings Nähe weilen,

    Dort strenge zügeln Wort und Blick,

    Und dann mit ihm nicht zärtlich theilen

    Der Seele Sehnsucht Weh' und Glück:

    O wahrlich! größ'ren Schmerz

    Fühlt nie ein liebend Herz!)

BRUNORO.

    (Gekommen endlich ist die Stunde,

    Die heiß ersehnt ich schon so lang!

    Verbergen tief im Herzensgrunde

    Verschmähter Liebe Zornesdrang:

    Ha wahrlich! größ'ren Schmerz

    Fühlt nie ein liebend Herz!)

CHOR Manfredo beobachtend.

    (Ja, Elaisa weiht Er Liebe

    Und muß verbergen seine Triebe;

    O wahrlich! größ'ren Schmerz

    Fühlt nie ein liebend Herz!)

MANFREDO betonend.

    Ihr Elaisa war't verschwunden ...

ELAISA.

    Ein Hoffnungsschimmer täuschte mich ...

    Ein theures Wesen wähnte ich

    Nach langer Trennung aufgefunden ..

    Ein Antlitz war's, das jenem glich.

VISCARDO betroffen.

    Was hör' ich?

MANFREDO ironisch.

    Und der Eure Gunst gewann,

    Wer ist es? sprecht.

ELAISA mit Wärme.

    Ein Weib.

VISCARDO, MANFREDO, BRUNORO ueberrascht.

    Was sagt Ihr? Wie?

ELAISA.

    Mein Vater ward gerettet einst durch sie;

    Sie such' ich überall; hört nur mich an. -

    Dem Schmerze der Verzweiflung preis gegeben,

    Wand' ich vor einem Sieger mich im Staub;

    Ich fleh't ihn an um meines Vaters Leben,

    Doch ach, sein Ohr blieb meinem Flehen taub.

 

    Da weinte still des Mitleids fromme Zähren

    Des Herzogs junge Tochter, mild gesinnt;

    Sie bat den Vater, Gnad' uns zu gewähren

    Und er erhörte sein geliebtes Kind;

    Doch ich schwor Dankbarkeit im tiefsten Herzen,

    Dem Engel, der erbarmt sich meiner Schmerzen.

CHOR.

    So hat denn schon in Deiner Kindheit Tagen

    Der schönsten Tugend warm Dein Herz geschlagen.

ELAISA.

    Ein Heil'genbild, geweiht zu mächt'gem Schilde

    Im Drang der Noth, trug ich auf meiner Brust;

    Ihr reicht' ich es, die voller Engelmilde

    Mein tiefstes Weh verkehrt in süße Lust;

    »Dich möge« - rief ich - stets der Himmel

    segnen;

    Dem Bild hier grab' ich meinen Namen ein;

    Vielleicht daß wir einst wieder uns begegnen

    Mag in Gefahr dies Bild Dir Schutz verleih'n. -

    Doch seit zehn Jahren schon such' ich vergebens

    Den Rettungsengel jenes theuren Lebens.

ALLE.

    Und Syrakus, seit jene Zeit entschwunden,

    Hat einen Engel in Dir aufgefunden.

CHOR.

    Auf! laßt des Tanzes Klänge froh erschallen,

    Die Freud' erwach' auf's Neu' in jeder Brust;

    Hoch fei're Elaisa unsre Lust,

    Die Luft mag ihren Namen wiederhallen,

    Und Echo finde dieser holde Klang

    Ja jedem Herzen voll Entzückensdrang;

    Lust, Lieb' und Elaisa preist vor Allen.

ELAISA, VISCARDO, MANFREDO.

    Du Liebe bist des Daseins Licht und Wonne,

    Der Gott, der allen Wesen Segen bringt;

    Bist Gott der Götter selbst am Thron der Sonne;

    Denn Himmel ist nur, wo die Liebe winkt.

    Du hast die Gluth der Seele mir gegeben,

    Ich athme hochbeglückt allein durch Dich;

    In Deinem Himmel, Liebe, laß mich leben,

    In Deinem Himmel laß einst sterben mich.

 

Der Chor wiederholt, und geht ab. 

 


Dritte Scene.

 

 

Viscardo und Brunoro.

 

VISCARDO.

    Brunoro! theurer, viel bewährter Freund,

    Aus meines Ruhmes längst vergang'nen Tagen!

    Komm! laß noch Einmal on mein Herz Dich drücken,

    Von Neuem lächelt mir des Glückes Gunst.

BRUNORO mit Beziehung.

    O wahrlich, mir noch mehr!

VISCARDO freudig.

    So kennest Du

    Und weißt wo sich mein Ideal verborgen?

 

Er zeigt Jenem ein Gemälde.

 

    An dessen Bilde meine Lippen hingen,

    Als durch Dein Nahen Du mich überraschtest.

BRUNORO bitter.

    Ich weiß es ja! selbst seines gold'nen Kerkers

    Geheimste Pforten sind mir wohl bekannt,

    Und stets erschlossen.

VISCARDO angsthaft.

    Aber ihr, der Theu'ren? ...

BRUNORO.

    Stellt an des Gartens Thor Euch pünktlich ein,

VISCARDO.

    Wann, wann?

BRUNORO.

    In einer Stunde, und ich selbst

    Will schützend zur Geliebten Euch geleiten.

VISCARDO freudig.

    Und dann! ... O, durch Dich wird der Himmel mein.

    In einer Stunde also harr ich Dein.

 

Er geht ab.

 


 Vierte Scene.

 

 

Brunoro dann Elaisa von entgegengesetzter Seite kommend.

 

BRUNORO mit wilder Freude.

    Und ich - ich bin gerächt in einer Stunde.

ELAISA.

    Wer ist's, der von Euch geht?

BRUNORO mit geheimnißvoller Bedeutung.

    Der letzte Sprößling

    Des Hauses Benevent, verarmt, geächtet.

ELAISA.

    Und Ihr! ... O Gott! ... was hör' ich!

BRUNORO.

    Und ich. Gräfin,

    Weiß Alles ... Alles! ja! ... weiß, daß - um ihn

    Zu bergen vor dem Späherblick der Feinde,

    Und vor Manfredo's ewig wachem Argwohn. -

    Ihr ihn als Eu'ren Bruder aufgenommen.

ELAISA bewegt und leise.

    Weh! mein Geheimniß ...

BRUNORO.

    Habt zu mir Vertrauen:

    Er ist mir theuer, und ich bin erfreut

    Durch Lieb' ihn hoch beglückt zu seh'n.

ELAISA lächelnd.

    O ja!

BRUNORO mit Betonung.

    Bald sinkt er zu der Heißgeliebten Füßen,

    Die er beweint und wieder jetzt gefunden.

ELAISA aufgeregt.

    Wie? ... Gott! ... was redet Ihr?

BRUNORO.

    Die Wahrheit nur

ELAISA.

    Viscardo! ... Eine And're! ... Nein! ... Ihr lügt.

BRUNORO.

    Ich lüge?! ... folgt mir.

ELAISA zornig.

    Zittert; denn Ihr habt

    Ein Todesurtheil ausgesprochen.

BRUNORO.

    Ja,

    Das Eurer Nebenbuhlerin.

ELAISA leidenschaftlich.

    Gewiß,

    Wenn Ihr Euch nicht getäuscht ... Viscardo, Er,

    Viscardo könnte ein Verräther sein!

BRUNORO gehend.

    Kommt!

ELAISA.

    Treulos Er! ... Ich leide Folterpein.

 

Sie folgt Brunoro. 


 

Fünfte Scene.

 

 

Biancas Zimmer im Palaste Manfredo's.

 

Tische mit brennenden Kerzen. Eine Harfe, ein Sopha und Stühle. Ein Balkon mit der Aussicht auf das Meer. Seitenthüren; im Hintergrunde eine große Thür.

 

Damen im Gespräch begriffen, einige spielend; zweie sitzend neben Isaura welche auf Bianca deutet, die sich auf dem Balkon befindet.

 

CHOR.

    Sie prangte hold, wie an des Himmels Auen

    Der Morgenstern, doch ach! ihr Glanz erblich;

    Gleich einer Rose war sie anzuschauen,

    Im Frühlingsschmuck: allein ihr Reiz entwich.

 

    O reine Lilie! so zart geboren,

    Was macht im Lebensmai Dich schon verblüh'n?

    Zu einem heit'ren Loos war sie erkohren,

    Das wandellos ihr hold zu lächeln schien.

    Zu neidenswerthen Paradieses-Freuden

    War sie erseh'n vom schmeichelnden Geschick;

 

    Doch jetzt zerstört es durch geheime Leiden

    Erbarmungslos des schönsten Daseins Glück.

 

    Wer ahnt was sie bewegt! - In Zauberschimmer,

    Der schnell entfloh'n, erschien ihr einst die Welt.


BIANCA langsam vortretend.

    Ja! Alles glänzt', Ihr Theuren, mir; doch nimmer

    Strahlt mehr der Stern, der meinen Pfad erhellt. -

    Im Geiste schifft' ich froh auf klaren Wogen

    Zur Ferne hin, zu meinem Heimathland,

    Von heit'ren Traumgestalten hold betrogen,

    Sah ich erneut das Glück, das längst mir schwand.

    Ich athmete der Lenznacht laue Lüfte,

    Sog trunken ein der Blumen Balsamdüfte,

    Sah' Bäume, Bach und Flur .... o, Traum, so schön!

CHOR.

    Laß, hohe Frau, Dein schwermuthsvolles Klagen,

    Der Hoffnung Morgenroth wird neu Dir tagen.

    Der Freude Stern wird wieder auf Dir geh n.

BIANCA.

    Ach kehre wieder im Geleit der Treue,

    Du meiner Seele Liebling, mir so fern;

    Dann lächelt meinem trüben Aug' auf's Neue

    Der Hoffnung Morgenroth, der Freude Stern.

    Mein Himmel strahlt in Deinem Liebesblicke,

    Er glänzte stets mir sonnenhell und rein;

    Ein Blick von Dir giebt wieder mich dem Glücke,

    O laß sein Licht mein trauernd Herz erfreu'n.

 

    Doch schon neigt sich die Nacht dem Ende zu;

    Verlaßt Ihr Guten mich, habt sanfte Ruh!

 

Die Damen entfernen sich durch die Mittelthür, welche Pagen öffnen und schließen. 

 


 

Sechste Scene.

 

 

Bianca, Isaura.

 

BIANCA.

    Fünf Jahre sind's, Isaura, schon fünf Jahre,

    Seitdem ich schnell Catanea verlassen

    Und Ihn nicht mehr erblickt - Du weißt es,

    Freundin.

ISAURA.

    Beruhigt Euch und hofft.

BIANCA.

    Wie? Ich und hoffen?

ISAURA.

    Sein Schicksal kann nach Syrakus ihn führen.

BIANCA.

    Und wie soll ich ihn sehen! ... wie er mich? ...

    Wenn gleich in eines Kerkers engen Mauern,

    Mich mein Gemahl hier eingeschlossen hält,

    Er, dem ich schnell gezwungen ward zu folgen;

    Ach! ohne Abschiedsgrüße und Entdeckung

    Mußt' ich vom heißgeliebten Freunde scheiden,

    Der nichts von mir als meinen Namen kannte.

    Nun sage selbst, was darf ich wohl noch hoffen

    Als meinen Tod.

ISAURA.

    Gott! das sollt' ich erleben?

    Ich Arme!

BIANCA.

    O Isaura, weine nicht;

    Geh, ruh' Dich aus.

ISAURA.

    Laßt mich Euch erst entkleiden.

BIANCA.

    Ich selbst ...

ISAURA.

    Ach könnt' ich morgen doch auf's Neue

    Euch lächeln seh'n.

BIANCA Isaura die Hand drückend.

    Auf Wiederseh'n, Du Treue!

 

Isaura geht rechts ab.

 


 

 

Siebente Scene.

 

BIANCA ein Buch aus einem Kästchen nehmend.

    Ja, beten will ich. Ach ich bete viel!

    Doch meine Lippe nur haucht das Gebet ...

    Indeß mein Herz an ihn, den Fernen, denkt.

 

Sie legt das Buch weg.

 

    Am letzten Abend sang er mir zu Füßen:

    O, heller flammte mir sein Auge nie ...

    Und sein Gesang! ... Dies war die Melodie.

 

Sie spielt auf der Harfe das Ritornell der Canzone, welche Viscardo nachher fingt.

 


 

 Achte Scene. 

 

Brunoro aus der Thür links kommend, giebt Viscardo ein Zeichen sich zu nähern.

 

BRUNORO leise.

    Hier tretet ein.

VISCARDO auf der Schwelle Bianca erblickend.

    Da ist sie.

BRUNORO.

    Wohl, ich gehe,

    Verbergt Euch still dort, in Biancas Nähe.

 

Er deutet auf den Balkon.

 

VISCARDO eilt dem Balkon zu.

    Mein Leben, Freund, will ich Dir dankbar wei'hn.

 

Viscardo verbirgt sich auf dem Balkon. Brunoro zieht ein Blatt hervor, und legt es eiligst auf das Tischchen, indem er sich entfernt.

 

BRUNORO.

    (Vielleicht wird es gar bald geendet sein.)

 


 

Neunte Scene. 

 

Bianca und Viscardo versteckt.

 

BIANCA hört zu spielen auf.

    Dies Lied nur ist's, das meiner Harf' entklingt!

    Doch seine Stimme, die zum Herzen dringt ...

    Dürft' ich nur Einmal noch mein Ohr ihr leih'n!

VISCARDO vom Balkon her.

    Für mich allein erschaffen hat Dich Liebe;

    Ich bin von Liebe nur für Dich erfüllt;

    Zu Dir nur ziehen mich der Sehnsucht Triebe

    Im Traum und Wachen schwebt um mich Dein Bild.

BIANCA freudig bewegt.

    Gott!

VISCARDO.

    Du verklärst mir hold der Erde Mängel;

    Du bist das Leben, bist der Himmel mir.

BIANCA aufstehend.

    Viscardo! Ha!

VISCARDO tritt hervor.

    Bianka: Schutzgeist! Engel! ...

BIANCA.

    Du lächelst Theurer mir? Dich seh' ich hier?

BEIDE.

    Welch' Uebermaaß von nie empfund'ner Wonne,

    Durchfluthet, mich berauschend, meine Brust.

BIANCA.

    O blick' auf mich, Du meines Daseins Sonne.

VISCARDO.

    Ich schau' Dich an, mit des Entzückens Lust.

BEIDE.

    Das ist der Liebe höchste Seligkeit,

    Die uns beglückt nach langer Trennung Leid.

BIANCA.

    Dir war mein herber Kummer nicht bewußt! ...

VISCARDO.

    Du warst mir fern, verhaßt war mir das Leben.

BEIDE.

    Doch Theurer / Theure Du bist wieder mir gegeben,

    Noch Einmal schau' ich froh in's Antlitz Dir;

    Vergessen sind mein Gram und meine Thränen'

    Solch Glück wiegt all' mein Weh' auf, all mein Sehnen.

BIANCA.

    Verweile, Trauter, und erzähle mir ...

 

Sie bemerkt das auf dem Tisch liegende Blatt.

 

    Doch, ein beschrieb'nes Blättchen find' ich hier;

    Um mich zu überraschen, hast Du ...

VISCARDO.

    Nein,

    Vielleicht wird von Brunoro's Hand es sein.

BIANCA bestürzt.

    Gott! von Brunoro's Hand?

VISCARDO.

    Was macht Dich beben?

BIANCA.

    Der Bube! ... O mein Freund, Du weißt noch nicht ...

 

Sie öffnet das Blatt und liest.

 

    »Der Rache wird verschmäh'te Liebe leben.«

    Ich zitt're nur für Dich ...

 

Sie geht zum Balkon und blickt spähend um sich.

 

VISCARDO zornig.

    Der Bösewicht!

BIANCA angstvoll.

    Weh' uns!

VISCARDO.

    Was schreck't Dich?

BIANCA.

    Von dem Eingang dort

    Der hierher führt, naht plötzlich sich ein Licht ...

    Wie rett' ich Dich! ... verbirg Dich schnell ... fort, fort.

VISCARDO.

    Für mich, Du Heißgeliebte, fürchte nicht.

BIANCA.

    Dort ... bei Isaura ... ist ein Zufluchtsort.

VISCARDO entschlossen.

    Ich bleib' und schütze Dich vor frevler That.

BIANCA.

    O welch' ein furchtbar Unheil, das uns nah't!



VISCARDO.

    Zum Opfer, ach, bist Du erkohren

    Der Liebe, die ich Dir geweiht;

    Doch Rache werde Dem geschworen,

    Der Dir bereitet Gram und Leid.

BIANCA.

    Flieh! warst Du jemals hold mir Armen:

 

Verzweiflungsvoll.

 

    Denk meiner Ehre, schwer bedroht ...

    Mit meinen Qualen hab' Erbarmen ...

    Ich fühl' es ... Gott! mir naht der Tod.

 

Sie zieht Viscardo zur Thür, öffnet diese, drängt ihn hinein, verschließt sie, löscht die Lichter und sinkt auf das Sopha. 

 


 Zehnte Scene. 

 

Elaisa tritt aus der Thür links, mit einer Lampe in der Hand. Sie bemerkt das kaum verlöschte Licht und dann Bianca auf dem Sopha.

 

ELAISA.

    Nur Nacht und Stille walten rings umher ...

    Doch glüht die Fackel noch ... Sie ist allein ...

    Und stellt sich schlafend ... Er hält sich verborgen ...

 

Sie untersucht die Thüren.

 

BIANCA das Haupt wendend.

    Wen seh' ich! ... Eine Fremde!

ELAISA an der Mittelthür.

    Hier Manfredo.

BIANCA.

    O Gott! .. sie weiß ...

ELAISA an der Thür rechts.

    Und hier ...

BIANCA angsthaft.

    Kaum athm' ich noch.

ELAISA an der Thür rüttelnd.

    Von Innen fest verschlossen!

BIANCA sich ermuthigend.

    Welch ein Lärmen!

    Was wagt Ihr hier in meinem Wohngemach?

    Wer seid Ihr? sprecht ...

ELAISA betrachtet Bianca forschend.

    Ich? Himmel! welche Züge!

 


Wie von einem Gedanken erfaßt, den sie zu verscheuchen strebt.
Nein, nein!

BIANCA.

    Nun? sagt was woll't Ihr?

ELAISA heftig.

    Diesen Schlüssel.

BIANCA.

    Ihr? ... und wer seid Ihr?

ELAISA.

    Wer ich bin? ... ich bin ...

    Erzittert! - En're Nebenbuhlerin.

BIANCA bestürzt.

    Gott! (Nebenbuhlerin!) ...

ELAISA.

    Und ich bin hier,

    Um an dem Gegenstande Eurer Liebe

    Zu kühlen meines Hasses heiße Triebe,

    Und Euch zu strafen.

BIANCA.

    Weh' Ihm! Wehe mir!

ELAISA.

    Den Eure Liebesbande jetzt umstricken,

    Viscardo, Ihn hab' ich einst mein genannt;

    Hier lag er noch vor wenig Augenblicken

    Zu Füßen Euch, von Leidenschaft entbrannt.

    Doch strafen will ich ihn, der mich verrathen,

    Und Euch, die Ihr der Gattenpflicht nicht denkt;

    Hierher, als Rächerin so frevler Thaten,

    Hat meinen Schritt die Furie gelenkt.

BIANCA Elaisa betrachtend.

    Mit Engelreiz darf Euer Antlitz praugen,

    Und voller Grausamkeit ist Euer Herz? ...

    Ich bin verwirrt ... kaum athm' ich noch vor Bangen,

    Ach! mich vernichtet der Verzweiflung Schmerz.

    Glaubt mir ... ich wußte nicht ... wie konnt' ich wagen.

    Ich schwör' Euch ... nie verletzt' ich meine Pflicht,

    Versagt mir - die so Schweres schon ertragen -

    Mir Unglückseligsten Erbarmen nicht.

ELAISA.

    Ihr habt gelitten ... ja! ... jetzt leide ich! ...

 

Mit wachsendem Zorn.

 

    Viscardo! ... Er ... wo ist er? ...

BIANCA.

    Großer Gott!

    Beherrscht Euch! Ach! wenn Euch Manfredo hört,

    So ist Viscardo rettungslos verloren.
ELAISA leidenschaftlich.

    Hier ist er also doch? ... Schließt auf denn dort.

BIANCA bittend.

    Erbarmen! ...

ELAISA drohend.

    Zu Manfredo eil' ich fort.

 

Sie wendet sich zur Thür.

 

BIANCA mit ersticktem Schrei.

    Nein! Er ist ... da ... doch soll ich wirklich glauben,

    Daß Ihr geliebt ihn, der Euch tief gekränkt:

    So wollt nicht grausam ihm das Leben rauben ...

    Schmach harret meiner Ehre, o, bedenkt ...

    Erbarmen Ihm, dem Lieb' Ihr einst geschenkt.

ELAISA.

    Ha! ob auch Folterquaal Ihr jetzt empfindet,

    Sie gleicht doch nimmer meiner Seelenpein;

    Von Liebesgluth ist Er für Euch entzündet ...

    Verrather ich ... und Mitleid! ... niemals! nein!

    Wie? Er ... und Ihr ... ich sollte ...

 

Mit erhobener Stimme.

 

    Manfre ...

BIANCA entsetzt sich, Elaisa zu Füßen sinkend.

    Ah! 


 

Elfte Scene.

 

 

Viscardo tritt aus der Thür rechts, und entzieht sich Isaura, die ihn zurückhalten will. Elaisa. Bianca.

 

VISCARDO zu Elaisa.

    O haltet ein!

BIANCA, ISAURA.

    Gott!

ELAISA zu Viscardo.

    Du, Verräther?!

VISCARDO.

    Ja!

    Auf mich denn mög't Ihr Euren Zorn ergießen,

    Mein Leben leg' ich ganz in Eure Hand;

    Doch laßt nicht meine Schuld Bianca büßen,

    Ihr reines Herz sei nicht von Euch verkannt:

    Laßt mich, eh' meine Blick' im Tod sich schließen,

    Euch edel finden, wie ich stets Euch fand.

ELAISA.

    Du wagst es noch ein Wesen anzuflehen,

    Das schmachvoll sich gekränkt durch Dich gesehen?

VISCARDO.

    O Elaisa ... Mitleid nur für Sie ...

ELAISA der Mittelthür zuschreitend.

    Nein.

BIANCA bestürzt.

    Elaisa! Dieser Name ... wie!

 

Sie hält in höchster Angst Elaisa zurück.

 

    Ist er der eu're? Himmel! Hör' ich recht? ...

ELAISA.

    Der meine, ja!

BIANCA.

    Und kennt dies Bild Ihr? sprecht.

 

Sie zieht ein Gemälde hervor, küßt es und zeigt es Bianca.

 

ELAISA.

    Allmächt'ger Himmel! was erblick' ich hier? ...

    Wer ist es, der Euch dieses Bild gegeben?

BIANCA.

    Einst gab es eine Elaisa mir,

    Der ich gerettet eines Vaters Leben.

ELAISA.

    Sie! ... Vater! ... und ich! ... schweige Rachbegier!

 

Sie neigt sich Bianea zu als wolle sie diese umarmen. 


 

Zwölfte Scene.

 

 

Die große Mittelthür wird schnell geöffnet, Manfredo tritt ein; hinter ihm zwei Waffenträger, die außerhalb der Thür stehen bleiben; man blickt durch dieselbe in einen Waffensaal.

 

ELAISA, VISCARDO, BIANCA, ISAURA.

    Manfredo! Er! ... Viscardo ist / So bin ich denn verloren.

ELAISA.

    Ha jetzt! ...

MANFREDO ueberrascht durch Elaisa's und Viscardo's Gegenwart.

    (Was seh' ich hier! ... Allein ... Brunoro!)

    Und der Verräther?

ELAISA.

    Vater!

BIANCA, VISCARDO, ISAURA.

    O Entsetzen!

 

Bianka einer Ohnmacht nah, wird von Isaura unterstützt es eilen Damen herbei.

 


MANFREDO zu Elaisa mit Bedeutung.

    Euch find' ich hier in diesen Räumen? ...

    Schon längst wähnt' ich Euch heimgekehrt,

    Was Euch so spät hier zwingt zu säumen,

    Ist wohl hochwichtig Euch und werth.

    (Nicht mehr vermag ich zu verhehlen

    Zorn, Eifersucht, Haß und Verdacht:

    O welche Martern, die mich quälen!

    Erliegen muß ich ihrer Macht.)

ELAISA scharf betonend.

    Ja! Hier verfolgt man, still im Bunde,

    Der Ruhe, Ehr' und Liebe Glück;

    Was her mich führt zu dieser Stunde,

    Es ist das rächende Geschick.

    Mein theurer Vater! ... welch' ein Leid!

    Wie halt' ich den geschwor'nen Eid?

    Wer hat noch jemals unverschuldet

    So herbe Quaal als ich erduldet?

BIANCA, VISCARDO.

    (Wem würd' hier bang' das Herz nicht schlagen?

    Das Antlitz des Tyrannen droht;

    Ein Wort genügt uns anzuklagen,

    Dies Wort weiht uns der Schmach, dem Tod.

    Doch nur für Sie / Ihn ergreift mich Beben,

    Zu retten Sie / Ihn, biet ich mein Leben.

    Wer hat wohl jemals unverschuldet,

    Solch herbes Weh als ich erduldet!)

ISAURA, CHOR.

    (Hier Argwohn, Zorn, - dort Angst und Schmerz -

    Für sie fühlt Mitleid jedes Herz!

    Ach! welchem Schreckensloos geweiht

    Hat sie des Schicksals Grausamkeit.

MANFREDO zu Elaisa.

    Enthüllt uns denn das schreckliche Geheimniß;

    Verschweigt mir nichts, die Wahrheit will ich hören; -

 

Scharf betonend.

 

    Versucht es nicht, die Schuldigen zu retten:

    Erzittern möge, wer mich feig verrathen,

    Wer mich zu hintergehen keck gewagt. -

    Ihr Wachen! auf, herbei!

 

Die Waffenträger entfernen sich.

 

BIANCA, VISCARDO.

    Wie klopft mein Herz!

ELAISA.

    Wißt: Hochverrath ..

MANFREDO ungestüm.

    Nun? ...

BIANCA.

    (Gott! ich zitt're!)

VISCARDO.

    Himmel!

ELAISA einen raschen Blick auf Bianca und Viscardo werfend.

    Zwei Pflichtvergess'ne ...

MANFREDO drohend.

    Nennt sie.

VISCARDO entschlossen hervortretend.

    Ich allein ...

MANFREDO.

    Wie! ...

ELAISA.

    Er allein ... ja ... er nur hat gehört,

    Wie zwei Verräther schnellen Tod Euch schwören; ...

    Im Schutz der Dunkelheit entkamen beide ...

    Von diesem Vorgang bracht er treu mir Kunde;

    Und eiligst hat die Sorg' um Eure Rettung

    Uns hergeführt ...

BIANCA UND VISCARDO.

    (Welch edelmüthig Wesen!

    Sie selbst entreißt uns drohender Gefahr.)

MANFREDO argwöhnisch.

    Und wär' es wirklich wahr was ich vernommen?

STIMMEN von Innen.

    Ha! Agrigent! Auf, zu den Waffen! fort!

    Verrätherei! zum Schwerte! Agrigent!

MANFREDO.

    O! welche Höll' in meinem Innern brennt!

ELAISA.

    Mein Vater! O Du bindend Eideswort! 

 


Dreizehnte Scene.

 

 

Die Vorigen. Chor von Rittern und Edelleuten. Wachen im Saale sich aufstellend.

 

CHOR.

    Manfredo! sieh uns stark bewehrt,

    Zu schützen Dich, dem Unheil droht;

    Wir schwören dem Verräther Tod,

    Und weih'n Dir Herz und Hand und Schwert.

 

    Zeig' uns die nahende Gefahr,

    Führ' uns entgegen Deinem Feind;

    Wir sind zum Kampf und Sieg vereint:

    Verderben der Verräther-Schaar!

MANFREDO.

    Ha! meiner Edlen Kriegsruf hör' ich schallen,

    Entflammt ist, Helden, Eure Siegesgluth;

    Vielleicht will Agrigent uns überfallen,

    Und hier birgt sich ein Feind voll Frevelmuth:

    Doch zitt're er vor meiner Rache Wuth.

CHOR.

    Mag Agrigent nur keck uns überfallen:

    Erzittern soll's mit den Verräthern allen.

ELAISA UND BIANCA zu den Rittern.

    Euch lächle hold der Sieg; - mit Ruhmeskränzen

    Lohnt bald die Liebe Eure Tapferkeit;

    Der junge Tag mag leuchtender erglänzen,

    Als Friedensbote, bannend Schmerz und Leid.

    (Mein armes Herz, Du bleibst dem Gram geweiht.)

CHOR.

    Der junge Tag mag leuchtender erglänzen,

    Geschmückt mit Palmen und mit Lorbeerkränzen.

VISCARDO betonend.

    Mein ist die Rache! furchtbar will ich röthen

    Mit des Verräthers Herzblut meine Hand;

    Ha! jenen Frevler darf allein ich tödten,

    Von heißem Durst nach seinem Blut entbrannt.

    Weh Ihm! wo er auch immer Zuflucht fand!

CHOR.

    Mögst Du gerechte Rache denn vollbringen,

    Und Dir des Sieges Ehrenpreis erringen.

 

Trommeln und Trompeten von Innen, die sich antworten und und dann vereinen. Krieger und Volk strömen herbei und stellen im Waffensaale sich auf.

 

ALLE.

    Horch! Kampfesruf ... hinaus in die Gefahren ...

    Das Volk erscheint, es sammeln sich die Schaaren

    Dem Feind Vernichtung! muthig in den Streit.

    Frisch auf den Feind! Laßt uns den Tod verachten,

    Uns führt die Treue, hold dem Glück der Schlachten:

    Hoch Syrakus! Sieg unsrer Tapferkeit!

 

Manfredo vereint sich mit den Rittern und folgt den Kriegern mit Viscardo, der mit Bianca sich begegnet. Elaisa drückt der Letzteren die Hand, welche mit Isaura und den Damen zurück bleibt.

 

 

Ende des ersten Aktes.