Ruggiero Leoncavallo


I Pagliacci

Dramma in due atti
Libretto von Ruggiero Leoncavallo


Uraufführung: 21.05.1892, Teatro dal Verme, Mailand


Personaggi


Nedda, (nella commedia Colombina) attrice da fiera, moglie di (Soprano)

Canio, (nella commedia Pagliaccio) capo della compagnia (Tenore)

Tonio, lo scemo (nella commedia Taddeo) commediante (gobbo) (Baritono)

Peppe, (nella commedia Arlecchino) commediante (Tenore)

Silvio, campagnuolo (Baritono)

Contadini e Contadine

La scena si passa in Calabria presso Montalto, il giorno della festa di Mezzagosto, fra il 1865 e il 1870.
 Prologo




TONIO in costume da Taddeo come nella commedia, passando a traverso al telone.
    Si può? ...

Salutando.

    Signore! Signori! ... Scusatemi
    se da sol mi presento ... - Io sono il Prologo.
    Poiché in scena ancor le antiche maschere
    mette l'autore, in parte ei vuol riprendere
    le vecchie usanze, e a voi di nuovo inviami.
    Ma non per dirvi come pria: »Le lacrime«
    che noi versiam son false! Degli spasimi
    »e dei nostri martir non allarmatevi!«
    No. L'autore ha cercato invece pingervi
    uno squarcio di vita. Egli ha per massima
    sol che l'artista è un uom e che per gli uomini
    scrivere ei deve. - Ed al vero ispiravasi.

    Un nido di memorie in fondo a l'anima
    cantava un giorno, ed ei con vere lacrime
    scrisse, e i singhiozzi il tempo gli battevano!
    Dunque, vedrete amar sì come s'amano
    gli esseri umani; vedrete de l'odio
    i tristi frutti. Del dolor gli spasimi,
    urli di rabbia, udrete, e risa ciniche!
    E voi, piuttosto che le nostre povere
    gabbane d'istrioni, le nostr'anime
    considerate, poiché siam uomini
    di carne e d'ossa, e che di quest'orfano
    mondo al pari di voi spiriamo l'aere!

    Il concetto vi dissi. - Or ascoltate
    com'egli è svolto.

Gridando verso la scena.

    Andiam. Incominciate!

Rientra e la tela si leva.


 




















Atto Primo

La scena rappresenta un bivio di strada in campagna, all'entrata di un villaggio. A sinistra una strada che si perde fra le quinte, fa gomito nel centro della scena e continua in un viale circondato da alberi che va verso la destra in prospettiva. - In fondo al viale, si scorgeranno, fra gli alberi, due o tre casette. - Al punto ove la strada fa gomito, sul terreno scosceso, un grosso albero; dietro di esso una scorciatoia, sentiero praticabile che parte dal viale verso le piante delle quinte a sinistra. - Quasi dinnanzi all'albero, sulla via, è piantata una rozza pertica, in cima alla quale sventola una bandiera, come si usa per le feste popolari; e più in giù, in fondo al viale, si vedono due o tre file di lampioncini di carta colorata sospesi attraverso la via da un albero all'altro. La destra della scena è quasi tutta occupata obliquamente da un teatro di fiera. Il sipario è calato. - E su di uno dei lati della prospettiva è appiccicato un gran cartello sul quale è scritto rozzamente, imitando la stampa: Quest'ogi gran rappresentazione. Poi a lettere cubitali: Pagliaccio, indi delle linee illeggibili. - Il sipario è rozzamente attaccato a due alberi, che si trovano disposti obliquamente sul davanti. L'ingresso alle scene è, dal lato destro in faccia allo spettatore, nascosto da una rozza tela. Indi un muretto che, partendo di dietro al teatro, si perde dietro la prima quinta a destra ed indica che il sentiero scoscende ancora, poiché si vedono al disopra di esso, le cime degli alberi di una fitta boscaglia.



Scena Prima


All'alzarsi della tela si sentono squilli di tromba stonata alternantisi con dei colpi di cassa, ed insieme risate, grida allegre, fischi di monelli e un vociare che vanno appressandosi. - Attirati dal suono e dal frastuono i contadini di ambo i sessi in abito da festa accorrono a frotte dal viale, mentre Tonio lo scemo va a guardare verso la strada a sinistra, poi, annoiato dalla folla che arriva, si sdraia dinnanzi al teatro. Son tre ore dopo mezzogiorno, il sol di agosto splende cocente.

Coro di Contadini, Nedda, Canio, Tonio e Peppe.

CORO DI UOMINI E DONNE arrivano poco a poco.
    - Son qua!
    - Ritornano ...
    Pagliaccio è là.
    - Tutti lo seguono
    grandi e ragazzi
    ai motti, ai lazzi
    applaude ognun.
    - Ed ei serio
    saluta e passa
    e torna a battere
    sulla gran cassa.
    - In aria gittano
    i lor cappelli,
    fra strida e sibili,
    diggià.
I RAGAZZI di dentro.
    - Ei, sferza l'asino,
    bravo Arlecchino!












CANIO di dentro.
    - Itene al diavolo!
PEPPE di dentro.
    - To', biricchino!

Un gruppo di monelli entra, correndo, in iscena dalla sinistra.

I RAGAZZI.
    - Indietro, arrivano.
    - Ecco il carretto ...
    - Che diavolerio
    Dio benedetto!

Arriva una pittoresca carretta dipinta a varii colori e tirata da un asino che Peppe, in abito da Arlecchino, guida a mano camminando, mentre collo scudiscio allontana i ragazzi. Sulla carretta sul davanti è sdraiata Nedda in un costume tra la zingara e l'acrobata. Dietro ad essa è piazzata la gran cassa. Sul di dietro della carretta è Canio in piedi, in costume da Pagliaccio, tenendo nella destra una tromba e nella sinistra la mazza della gran cassa. - I contadini e le contadine attorniano festosamente la carretta.






TUTTI.
    Viva Pagliaccio!
    Evviva! il principe
    sei de' pagliacci.
    I guai discacci tu
    co 'l lieto umor.
    Evviva!

CANIO.
    Grazie ...
CORO.
    Bravo!
CANIO.
    Vorrei ...
CORO.
    E lo spettacolo?
CANIO picchiando forte e ripetutamente sulla cassa per dominare le voci.  Signori miei!
TUTTI accostandosi e turandosi le orecchie.
    Uh! ci assorda! ... finiscila.
CANIO affettando cortesia e togliendosi il berretto con un gesto comico.
    Mi accordan di parlar?
LA FOLLA ridendo.
    Ah! con lui si dee cedere,
    tacere ed ascoltar.
CANIO.
    Un grande spettacolo
    a ventitré ore
    prepara il vostr'umile
    e buon servitore.
    Riverenza.
    Vedrete le smanie
    del bravo Pagliaccio;
    e com'ei si vendica
    e tende un bel laccio.
    Vedrete di Tonio
    tremar la carcassa,
    e quale matassa
    d'intrighi ordirà.
    Venite, onorateci
    Signori e Signore.
    A ventitré ore!
    A ventitré ore!
LA FOLLA.
    Verremo, e tu serbaci
    il tuo buon umore.
    A ventitré ore!
    A ventitré ore!




Tonio si avanza per aiutar Nedda a discendere dal carretto; ma Canio, che è già saltato giù, gli dà un ceffone dicendo.



CANTO.
    Via di lì.

Poi prende fra le braccia Nedda e la depone a terra.









LE DONNE ridendo a Tonio.
    Prendi questo, bel galante!

I RAGAZZI fischiando.
    Con salute!

Tonio mostra il pugno ai monelli che scappan, poi si allontana brontolando e scompare sotto la tenda a destra del teatro.
TONIO a parte.
    La pagherai! ... brigante.

UN CONTADINO a Canio.
    Di' con noi vuoi bevere
    un buon bicchiere sulla crocevia?

CANIO.
    Con piacere.
PEPPE.
Ricompare dietro al teatro; gitta la frusta che ha ancora in mano dinnanzi alla scena e dice.
    Aspettami ...
    Anch'io ci sto!
Poi entra dall'altro lato del teatro per cambiar costume.
CANIO gridando verso il fondo.
    Di' Tonio, vieni via?
TONIO di dentro.
    Io netto il somarello. Precedetemi.

UN CONTADINO ridendo.
    Bada, Pagliaccio, ei solo vuol restare
    per far la corte a Nedda.

CANIO ghignando, ma con cipiglio.
    Eh! Eh! vi pare?

Tra il serio e l'ironico.
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Un tal gioco, credetemi  Tokody & Carreras
Un tal gioco, credetemi,
è meglio non giocarlo
con me, miei cari; e a Tonio ...
e un poco a tutti or parlo.
Il teatro e la vita
non son la stessa cosa;
e se lassù Pagliaccio
sorprende la sua sposa
col bel galante in camera,
fa un comico sermone,
poi si calma ed arrendesi
ai colpi di bastone! ...
Ed il pubblico applaude,
ridendo allegramente.

Ma se Nedda sul serio sorprendessi
... altramente
finirebbe la storia,
com'è ver che vi parlo ...
Un tal gioco, credetemi,
è meglio non giocarlo.

NEDDA a parte.
    Confusa io son! ...
ALCUNI CONTADINI.
    Sul serio
    pigli dunque la cosa?

CANIO un po' commosso.
    Io? ... Vi pare! ... Scusatemi ...
    Adoro la mia sposa!

Canto va a baciar Nedda in fronte.




Un suono di cornamusa si fa sentire all'interno, tutti si precipitano verso la sinistra, guardando fra le quinte.


I MONELLI gridando.
    I zampognari! ... I zampognari! ...

GLI UOMINI.
    Verso la chiesa vanno i compari.

Le campane suonano a vespero da lontano.
I VECCHI.
    Essi accompagnano la comitiva
    che a coppie al vespero sen va giuliva.
LE DONNE.
    Andiam. - La campana
    ci appella al Signore.
CANIO.
    Ma poi ... ricordatevi,
    A ventitré ore.

I zampognari arrivano dalla sinistra in abito da festa, con nastri dai colori vivaci e fiori ai cappelli acuminati. Li seguono una frotta di contadini e contadine, anch'essi parati a festa. Il coro, che è sulla scena, scambia con questi saluti e sorrisi poi tutti si dispongono a coppie ed a gruppi, si uniscono alla comitiva e si allontanano, cantando pel viale del fondo, dietro al teatro.

CORO GENERALE.
    Don, din, don - suona vespero,
    ragazze e garzon,
    a coppie al tempio,
    ci affrettiam, din, don!
    Diggià i culmini il sol
    vuol baciar.
    Le mamme ci adocchiano,
    attenti compar.
    Don, din, don - suona vespero,
    ragazze e garzon.










Durante il coro, Canio entra dietro al teatro e va a lasciar la sua giubba da Pagliaccio, poi ritorna e dopo aver fatto sorridendo, un cenno d'addio a Nedda, parte con Peppe e cinque a sei contadini per la sinistra. - Nedda resta sola.













Scena Seconda


Nedda sola, poi Tonio.

NEDDA pensierosa.
    Qual fiamma aveva nel guardo.
    Gli occhi abbassai per tema ch'ei leggesse
    il mio pensier segreto.
    Oh! s'ei mi sorprendesse ...
    brutale come egli è ... Ma basti, orvia.
    Son questi sogni paurosi e fole!  
    O che bel sole
    di mezz'agosto! Io son piena di vita,
    e, tutta illanguidita
    per arcano desìo, non so che bramo!
    Guardando il cielo.
   
    Oh! che volo d'augelli, e quante strida!
    Che chiedon?
    Dove van? chissà ...
    La mamma mia, che la buona ventura annunziava,
   
    comprendeva il lor canto
    e a me bambina
    così cantava:

   

    Hui! stridono lassù,
    liberamente
    lanciati a vol come frecce, gli augei.
    Disfidano le nubi e 'l sol cocente,
    e vanno, e vanno per le vie del ciel.
    Lasciateli vagar per l'atmosfera

    questi assetati d'azzurro e di splendor:
    seguono anch'essi un sogno, una chimera,
    e vanno, e vanno fra le nubi d'or.
    Che incalzi il vento e latri la tempesta,
    con l'ali aperte san tutto sfidar;
   
    la pioggia, i lampi, nulla mai li arresta,
    e vanno, e vanno, sugli abissi e i mar.
   
    Vanno laggiù verso un paese strano
    che sognan forse e che cercano invan.
    Ma i boemi del ciel seguono l'arcano
    poter che li sospinge ... e van ... e van!
















Tonio durante la canzone sarà uscito di dietro al teatro e sarà ito ad appoggiarsi all'albero, ascoltando beato. - Nedda finito il canto, fa per rientrare e lo scorge.


NEDDA bruscamente, contrariata.
    Sei là! Credea che te ne fossi andato.


TONIO ridiscendendo con dolcezza.
    È colpa del tuo canto. Affascinato
    io mi beava!
NEDDA ridendo con scherno.
    Ah! quanta poesia! ...
TONIO.
    Non rider, Nedda ...
NEDDA.
    Va, va all'osteria.
TONIO.
    So ben che difforme,
    contorto son io;
    che desto soltanto
    lo scherno e l'orror.
   
    Eppure ha 'l pensier
    un sogno, un desìo,
    e un palpito il cor!

    Allor che sdegnosa
    mi passi d'accanto,
    non sai tu che pianto
    mi spreme il dolor,

    perché, mio malgrado,
    subìto ho l'incanto,
    m'ha vinto l'amor!

Appressandosi.
    Oh! lasciami, lasciami
    or dirti ...
NEDDA interrompendolo e beffeggiandolo.
    Che m'ami?
    Hai tempo a ridirmelo
    stassera, se il brami,
    facendo le smorfie
    colà, sulla scena.
    Per ora tal pena,
    Ti puoi risparmiar.


TONIO delirante con impeto.
    No, è qui che voglio dirtelo,
    e tu m'ascolterai,
    che t'amo e ti desidero,
    e che tu mia sarai!




















NEDDA seria e insolente.
    Eh! dite, mastro Tonio!
    La schiena oggi vi prude, o una tirata
    d'orecchi è necessaria
    al vostro ardor?
TONIO.
    Ti beffi? Sciagurata!
    Per la croce di Dio! Bada che puoi
    pagarla cara!

NEDDA.
    Tu minacci? ... Vuoi
    che vada a chiamar Canio?
TONIO movendo verso di lei.
    Non prima ch'io ti baci.
NEDDA retrocedendo.
    Bada!
TONIO s'avanza ancora aprendo le braccia per ghermirla.
    Oh, tosto
    sarai mia!
NEDDA sale retrocedendo verso il teatrino, vede la frusta lasciata da Peppe, l'afferra e dà un colpo in faccia a Tonio dicendo.
    Miserabile! ...


TONIO dà un urlo e retrocede.
    Ah! Per la vergin pia di mezz'agosto
    Nedda, lo giuro ... me la pagherai! ...


Esce, minacciando, dalla sinistra.


NEDDA immobile guardandolo allontanarsi.
    Aspide! va. - Ti sei svelato ormai,
    Tonio lo scemo! - Hai l'animo
    siccome il corpo tuo difforme ... lurido!



Scena Terza


Silvio, Nedda e poi Tonio.

SILVIO sporgendo la metà del corpo arrampicandosi dal muretto a destra, e chiamando a bassa voce.
    Nedda!
NEDDA affrettandosi verso di lui.
    Silvio, a quest'ora, che imprudenza ...
SILVIO saltando allegramente e venendo verso di lei.
  

    Ah, bah! sapea ch'io non rischiavo nulla.
    Canio e Peppe da lunge a la taverna
    ho scorto! ... Ma prudente
    per la macchia a me nota qui ne venni.



NEDDA.
    E ancora un poco in Tonio t'imbattevi.

SILVIO ridendo.
    Oh! Tonio il gobbo!
NEDDA.
    Il gobbo è da temersi
    M'ama ... Or qui me'l disse ... e nel bestiale
    delirio suo, baci chiedendo, ardia
    correr su me ...

SILVIO.
    Per Dio!
NEDDA.
    Ma con la frusta,
    del cane immondo la foga calmai.

SILVIO.
    E fra quest'ansie in eterno vivrai?
    Decidi il mio destin,
    Nedda, Nedda rimani!
    Tu il sai, la festa ha fin
    e parte ognun dimani.

    E quando tu di qui sarai partita
    che addiverrà di me ... de la mia vita?



NEDDA commossa.
    Silvio!
SILVIO.
    Nedda, rispondimi.
    Se è ver che Canio non amasti mai,
    s'è vero che t'è in odio
    il ramingar e 'l mestier che tu fai,
    se l'immenso amor tuo fola non è
    questa notte partiam! ... fuggi con me.

NEDDA.
    Non mi tentar! ... Vuoi tu perder la vita mia?
    Taci Silvio, non più ...
    È delirio ... e follia! ...
    Io mi confido a te
    cui diedi il cor.
    Non abusar di me,
    del mio febbrile amor! ...
    Non mi tentar! E poi ... Chissà! meglio è partir.
    Sta il destin contro noi. È vano il nostro dir.
    Eppure dal mio cor strapparti non poss'io,
    Vivrò sol de l'amor ch'hai destato al cor mio.




























Tonio appare dal fondo a sinistra.

SILVIO.
    No, più non m'ami!
TONIO scorgendoli, a parte.
    T'ho colta, sgualdrina!

Fugge dal sentiero minacciando.





NEDDA.
    Sì, t'amo! t'amo! ...
SILVIO amorosamente cercando ammaliarla.
    E parti domattina? ...
    E allor perché, di', tu m'hai stregato
    se vuoi lasciarmi senza pietà?
    Quel bacio tuo perché me l'hai dato
    fra spasmi ardenti di voluttà?
    Se tu scordasti l'ore fugaci
    io non lo posso, e voglio ancor
    que' spasmi ardenti, que' caldi baci
    che tanta febbre m'han messo in cor!
NEDDA vinta e smarrita.
    Nulla scordai, sconvolta e turbata
    m'ha questo amor che ne 'l guardo ti sfavilla,
    Viver voglio a te avvinta, affascinata
    una vita d'amor calma e tranquilla.
    A te mi dono; su me solo impera.
    Ed io ti prendo e m'abbandono intera.
    Tutto scordiam!
SILVIO.
    Tutto scordiam!
NEDDA.
    Negli occhi mi guarda!
SILVIO.
    Ti guardo, ti bacio.
Stringendola fra le braccia.
    Verrai?
NEDDA.
    Sì. - Baciami!
NEDDA.
    Sì, mi guarda e mi bacia! T'amo!
SILVIO.
    Sì, ti guardo e ti bacio. T'amo!

A due.

Scena Quarta


I Precedenti, Canio, Tonio poi Peppe.

Mentre Silvio e Nedda s'avviano parlando verso il muricciolo, arrivano, camminando furtivamente dalla scorciatoia, Canio e Tonio.
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Cammina adagio 
Tokody, Sardinero, Chausson & Carreras

TONIO ritenendo Canio.
    Cammina adagio e li sorprenderai.

Canio s'avanza cautamente, sempre ritenuto da Tonio, non potendo vedere, dal punto dove si trova, Silvio che scavalca il muricciolo.

SILVIO che ha già metà del corpo dall'altro lato, ritenendosi al muro.
    Ad alta notte laggiù mi terrò.
    Cauta discendi e mi ritroverai.

Silvio scompare e Canio si appressa all'angolo del teatro.

NEDDA a Silvio che sarà scomparso di sotto.
    A stanotte - e per sempre tua sarò!
CANIO che dal punto ove si trova ode queste parole, dà un urlo.
    Ah! ...
NEDDA si volge spaventata e grida verso il muro.
    Fuggi! ...

D'un balzo Canio arriva anch'esso al muro: Nedda gli si para dinnante, ma dopo breve lotta egli la spinge da un canto, scavalca il muro e scompare. - Tonio resta a sinistra guardando Nedda che, come inchiodata presso il muro, cerca sentire se si ode rumore di lotta, mormorando.

    Aitalo ...
    Signor! ...
TONIO ridendo cinicamente.
    Ah! ... ah! ...
LA VOCE DI CANIO di dentro.
    Vile, t'ascondi!
NEDDA al riso di Tonio si è voltata e dice con disprezzo, fissandolo.
    Bravo!
    Bravo il mio Tonio!
TONIO.
    Fò quel che posso!
NEDDA.
    È quel che pensavo!
TONIO.
    Ma di far assai meglio non dispero ...
NEDDA.
    Mi fai schifo e ribrezzo.
TONIO.
    Oh, non sai come
    lieto ne son!

Canio intanto scavalca di nuovo il muro e ritorna in iscena pallido, asciugandosi il sudore con un fazzoletto di colore oscuro.

CANIO con rabbia concentrata.
    Derisione e scherno!
    Nulla! Ei ben lo conosce quel sentiero.
    Fa lo stesso; poiché del drudo il nome
    or mi dirai.
NEDDA volgendosi turbata.
    Chi?


CANIO furente.
    Tu, pel Padre Eterno! ...

Cavando dalla cinta lo stiletto.

    E se in questo momento qui scannata
    non t'ho già, gli è perchè pria di lordarla
    nel tuo fetido sangue, o svergognata,
    codesta lama, io vo' il suo nome. Parla.
NEDDA.
    Vano è l'insulto. È muto il labbro mio.

CANIO urlando.
    Il nome, il nome, non tardare o donna!

NEDDA.
    No, nol dirò giammai ...



CANIO slanciandosi furente col pugnale alzato.
    Per la Madonna! ...

Peppe, che sarà entrato dalla sinistra, sulla risposta di Nedda corre a Canio e gli strappa il pugnale che gitta via fra gli alberi.

PEPPE.
    Padron! che fate! ... Per l'amor di Dio ...
    La gente esce di chiesa e a lo spettacolo
    qui muove ... andiamo ..., via, calmatevi!




CANIO dibattendosi.
    Lasciami Peppe. Il nome, il nome!

PEPPE.
    Tonio,
    vieni a tenerlo. Andiamo arriva il pubblico.


Tonio prende Canio per la mano mentre Peppe si volge a Nedda.

    Vi spiegherete. E voi di lì tiratevi,
    andatevi a vestir. Sapete, Canio
    è violento, ma buon ...


Spinge Nedda sotto la tenda e scompare con essa.

CANIO stringendosi il capo fra le mani.
    Infamia! infamia!








TONIO piano a Canio spingendolo sul davanti della scena.
    Calmatevi padrone. È meglio fingere;
    il ganzo tornerà. Di me fidatevi.

Canio ha un gesto disperato, ma Tonio spingendolo col gomito prosegue piano.

    Io la sorveglio. Ora facciam la recita.
    Chissà che egli non venga a lo spettacolo
    e si tradisca! Or via. Bisogna fingere,
    per riuscir ...

PEPPE uscendo dalle scene.
    Andiamo, via vestitevi
    padrone. - E tu batti la cassa, Torno.






Tonio va di dietro al teatro e Peppe anch'esso ritorna all'interno mentre Canio accasciato si avvia lentamente verso la cortina.
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Recitar! Mentre preso dal delirio!


CANIO.
    Recitar! ... mentre preso dal delirio
    non so più quel che dico e quel che faccio!
    Eppur ... è d'uopo
    ... sforzati!
    Bah, sei tu forse un uom?

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Vesti la giubba

    Tu se' Pagliaccio!
    Vesti la giubba e la faccia infarina.
    La gente paga e rider vuole qua.

    E se Arlecchin, t'invola Colombina,
    ridi, Pagliaccio ... e ognun applaudirà!

    Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
    in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor ...

    Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto
    Ridi del duol che t'avvelena il cor!

Entra commosso sotto la tenda mentre la tela cade lentamente.

Fine del primo atto.



 Atto Secondo

La stessa scena dell'atto primo.


Scena Prima


Tonio compare dall'altro lato del teatro con la gran cassa e va a piazzarsi sull'angolo sinistro del proscenio del teatrino. Intanto la gente arriva da tutte le parti per lo spettacolo e Peppe viene a mettere dei banchi per le donne.

Donne, Uomini, Tonio, Nedda, Silvio, Peppe, Canio e Coro.

LE DONNE arrivando.
    Presto, affrettiamoci,
    svelto, compare,
    che lo spettacolo
    dee cominciare.
    Cerchiam di metterci
    ben sul davanti.
TONIO picchiando la cassa.
    Si dà principio;
    avanti! avanti!
GLI UOMINI.
    Veh, come corrono
    le bricconcelle!
    Accomodatevi
    comari belle.
    O Dio che correre
    per giunger tosto!

Silvio arriva dal fondo e va a pigliar posto sul davanti a sinistra salutando gli amici.

LE DONNE cercando sedersi, spingendosi.
    - Ma non pigiatevi,
    pigliate posto!
    - Su; Peppe aiutaci.
    V'è posto accanto!

Nedda esce vestita da Colombina col piatto per incassare i posti. - Peppe cerca di mettere a posto le donne. - Tonio rientra nel teatro portando via la gran cassa.

Assieme.

UNA PARTE DEL CORO a Peppe.
    Suvvia, spicciatevi
    incominciate.
    Perchè tardate?
    Siam tutti là.
UN'ALTRA PARTE DEL CORO.
    Veh, si accapigliano! ...
    chiamano aiuto! ...
    Ma via, sedetevi
    senza gridar.
PEPPE.
    Che furia, diavolo!
    Prima pagate!
    Nedda, incassate.
SILVIO piano a Nedda pagando il posto.
    Nedda!
NEDDA.
    Sii cauto!
    Non t'ha veduto.
TUTTI. volendo pagare nello stesso tempo.
    Di qua! - di qua!
    Non obliar! ...
SILVIO.
    Verrò ad attenderti.

Nedda, dopo aver lasciato Silvio, riceve ancora il prezzo delle sedie da altri e poi rientra anch'essa nel teatro con Peppe.

CORO GENERALE.
    Questa commedia
    incominciate.
    Perché tardate?
    Perché indugiar?
    Facciamo strepito
    facciam rumore
    ventitré ore
    suonaron già.
    Allo spettacolo
    ognuno anela! ...

Si ode una lunga e forte scampanellata.

    S'alza la tela!
    Silenzio. - Olà.

Le donne sono parte sedute sui banchi, situati obliquamente, volgendo la faccia alla scena del teatrino; parte in piedi formano gruppo cogli uomini sul rialzo di terra ov'è il grosso albero. Altri uomini in piedi lungo le prime quinte a sinistra. Silvio è innanzi ad essi.















































Scena Seconda Commedia


Nedda (Colombina), Peppe (Arlecchino), Canio (Pagliaccio), Tonio (Taddeo) e Silvio.
La tela del teatrino si alza. - La scena, mal dipinta, rappresenta una stanzetta con due porte laterali ed una finestra praticabile in fondo. Un tavolo e due sedie rozze di paglia son sulla destra del teatrino. - Nedda in costume da Colombina passeggia ansiosa.

COLOMBINA.
    Pagliaccio, mio marito,
    a tarda notte sol tornerà.
    E quello scimunito
    di Taddeo perché mai non è ancor qua?!



Si ode un pizzicar di chitarra all'interno; Colombina corre alla finestra e dà segni d'amorosa impazienza.
LA VOCE DI ARLECCHINO Peppe di dentro.


O Colombina, il tenero
    fido Arlecchin
    è a te vicin!
    Di te chiamando,
    e sospirando - aspetta il poverin!
    La tua faccetta mostrami,
    ch'io vo' baciar
    senza tardar
    la tua boccuccia.
    Amor mi cruccia e mi sta a tormentar!
    O Colombina schiudimi
    il finestrin,
    che a te vicin
    di te chiamando
    e sospirando - è il povero Arlecchini




COLOMBINA ritornando ansiosa sul davanti.
    Di fare il segno convenuto appressa
    l'istante, ed Arlecchino aspetta!
Siede ansiosa volgendo le spalle alla porta di destra. Questa si apre e Tonio entra sotto le spoglie del servo Taddeo, con un paniere infilato al braccio sinistro. Egli si arresta a contemplare Nedda con aria esageratamente tragica, dicendo.
TADDEO.
    È dessa!
Poi levando bruscamente al cielo le mani ed il paniere.
    Dei, com'è bella!
Il pubblico ride.
    Se a la rubella
    io disvelassi
    l'amor mio che commuove fino i sassi!
    Lungi è lo sposo,
    Perché non oso!
    soli noi siamo
    e senza alcun sospetto! Orsù. Proviamo!
Sospiro lungo, esagerato.
    Ah!
Il pubblico ride.
COLOMBINA volgendosi.
    Sei tu, bestia?
TADDEO immobile.
    Quell'io son, sì!
COLOMBINA.
    E Pagliaccio è partito?
TADDEO come sopra.
    Egli partì!
COLOMBINA.
    Che fai così impalato?
    Il pollo hai tu comprato?
TADDEO.
    Ecco, vergin divina!

Precipitandosi in ginocchio offrendo colle due mani il paniere a Colombina che si appressa.

    Ed anzi, eccoci entrambi ai piedi tuoi,
    poichè l'ora è suonata o Colombina
    di svelarti il mio cor. Di', udirmi vuoi?
    Dal dì ...

Colombina va alla finestra la schiude e fa un segno; poi va verso Taddeo.

COLOMBINA strappandogli il paniere
    Quanto spendesti dal trattore?


TADDEO.
    Uno e cinquanta. Da quel dì il mio core ...
COLOMBINA presso alla tavola.
    Non seccarmi Taddeo!

Arlecchino scavalcata la finestra, depone a terra una bottiglia che ha sotto il braccio, e poi va verso Taddeo, mentre questi finge non vederlo.

TADDEO a Colombina con intenzione.
    So che sei pura
    e casta al par di neve! E ben che dura
    ti mostri, ad obliarti non riesco!
ARLECCHINO.

Lo piglia per l'orecchio dandogli un calcio e lo obbliga a levarsi.

    Va a pigliar fresco! ...

Il pubblico ride.

TADDEO retrocedendo comicamente verso la porta a destra.
    Numi! s'aman! m'arrendo ai detti tuoi.
Ad Arlecchino.
    Vi benedico! ... là ... veglio su voi!
Taddeo esce. Il pubblico ride ed applaude.






COLOMBINA.
    Arlecchin!
ARLECCHINO con affetto esagerato.
    Colombina! Alfin s'arrenda
    a' nostri prieghi amor!

COLOMBINA.
    Facciam merenda.

Colombina prende dal tiretto due posate e due coltelli. Arlecchino va a prendere la bottiglia, poi entrambi siedono a tavola uno in faccia all'altro.

COLOMBINA.
    Guarda, mio ben, che splendida
    cenetta preparai!
ARLECCHINO.
    Guarda, amor mio, che nettare
    divino t'apportai!
COLOMBINA, ARLECCHINO.
    L'amor ama gli effluvii
    del vin, de la cucina!
ARLECCHINO.
    Mia ghiotta Colombina!
COLOMBINA.
    Amabile beon!
ARLECCHINO prendendo un'ampolletta che ha nella tunica.
    Prendi questo narcotico,
    dallo a Pagliaccio pria che s'addormenti,
    e poi fuggiamo insiem.
COLOMBINA.
    Sì, porgi.

TADDEO spalanca la porta a destra e traversa la scena tremando esageratamente.
    Attenti! ...
    Pagliaccio è là tutto stravolto ... ed armi
    cerca! Ei sa tutto. Io corro a barricarmi!

Entra precipitoso a sinistra e chiude la porta. Il pubblico ride.

COLOMBINA ad Arlecchino.
    Via!
ARLECCHINO scavalcando la finestra.
    Versa il filtro ne la tazza sua.

Canio in costume da Pagliaccio compare sulla porta a destra.
COLOMBINA alla finestra.
    A stanotte. - E per sempre io sarò tua!
CANIO porta la mano al cuore e mormora a parte.
    Nome di Dio! ... quelle stesse parole! ...

Avanzandosi per dir la sua parte.
    Coraggio!
Forte.
    Un uomo era con te.
NEDDA.
    Che fole!
    Sei briaco?
CANIO fissandola.
    Briaco! sì ... da un'ora! ...




NEDDA riprendendo la commedia.
    Tornasti presto.
CANIO con intenzione.
    Ma in tempo! T'accora
    dolce sposina.

Riprende la commedia.

    Ah! sola io ti credea

Mostrando la tavola.

    e due posti son là.
NEDDA.
    Con me sedea
    Taddeo che là si chiuse per paura.
Verso la porta a sinistra.
    Orsù, parla! ...
TONTO di dentro, fingendo di tremare, ma con intenzione.
    Credetela.
    Essa è pura! ...
    E abborre dal mentir quel labbro pio!


Il pubblico ride forte.

CANIO rabbioso al pubblico.
    Per morte!

Poi a Nedda sordamente.

    Smettiam! Ho dritto anch'io
    d'agir come ogn'altro'uomo. Il nome suo.


NEDDA fredda e sorridente.
    Di chi?
CANIO.
    Vo' il nome dell'amante tuo,
    del drudo infame a cui ti desti in braccio
    o turpe donna!
NEDDA sempre recitando la commedia.
    Pagliaccio! Pagliaccio!
listen to Realaudio

No! Pagliaccio non son  Soviero, Romero & Carreras

CANIO.
    No, Pagliaccio non son; se il viso è pallido,
    è di vergogna, e smania di vendetta!
    L'uom riprende i suoi diritti, e'l cor che sanguina
    vuoi sangue a lavar l'onta, o maledetta! ...
    No. Pagliaccio non son! ... Son quei che stolido
    ti raccolse orfanella in su la via
    quasi morta di fame, e un nome offriati
    ed un amor ch'era febbre e follìa! ...

Cade come affranto sulla seggiola.
GRUPPI DI DONNE A PARTE.
    - Comare, mi fa piangere!
    - Par vera questa scena!
UN GRUPPO DI UOMINI.
    Zitte laggiù. - Che diamine!
SILVIO a parte.
    Io mi ritengo appena!
CANTO riprendendosi ed animandosi a poco a poco.
    Sperai, tanto il delirio
    accecato m'aveva,
    se non amor, pietà ... mercé!
    Ed ogni sacrifizio
    al cor, lieto, imponeva,
    e fidente credeva
    più che in Dio stesso, in te!
    Ma il vizio alberga sol ne l'alma tua negletta:
    tu viscere non hai ... sol legge è 'l senso a te: ...
    Va, non meriti il mio duol, o meretrice abbietta,
    vo' ne lo sprezzo mio schiacciarti sotto i piè! ...
LA FOLLA entusiasta.
    Bravo! ...

















NEDDA fredda, ma seria.
    Ebben se mi giudichi
    di te indegna, mi scaccia in questo istante.
CANIO sogghignando.
    Ah! ah! di meglio chiedere
    non dèi che correr tosto al caro amante.
    Sei furba! - No, per Dio, tu resterai
    e il nome del tuo ganzo mi dirai.





NEDDA cercando riprendere la commedia sorridendo forzatamente.
    listen to Realaudio

Suvvia, cosi terribile  Soviero, Rawnsley, Romero & Carreras
    Suvvia, così terribile
    davver non ti credeo!
    Qui nulla v'ha di tragico
    vieni a dirgli o Taddeo

    Verso la porta a sinistra.

    che l'uom or dianzi a me vicino
    era ...il pauroso ed innocuo Arlecchino!

Risa tra la folla tosto represse dall'attitudine di Canio.

CANIO terribile.
    Ah! tu mi sfidi! E ancor non l'hai capita
    ch'io non ti cedo? Il nome, o la tua vita!
NEDDA prorompendo.
    No, per mia madre! Indegna esser poss'io,
    quello che vuoi, ma vil non son, per Dio!
    Di quel tuo sdegno è l'amor mio più forte ...
    Non parlerò. No ... a costo de la morte! ...
VOCI TRA LA FOLLA.
    Fanno davvero? Sembrami seria la cosa e scura!

Peppe vuol uscire dalla porta a sinistra, ma Tonio lo trattiene.
PEPPE.
    Bisogna uscire, Tonio.
TONIO.
    Taci sciocco!
PEPPE.
    Ho paura! ...
SILVIO a parte.
    Oh, la strana commedia!
    Io non resisto più! ...



















CANIO urlando dà di piglio a un coltello sul tavolo.
    Il nome! Il nome!
NEDDA sfidandolo.
    No!
SILVIO snudando il pugnale.
    Santo diavolo! ...
    Fa davvero ...

Le donne che indietreggiano spaventate, rovesciano i banchi ed impediscono agli uomini di avanzare, ciò che obbliga Silvio a lottare per arrivare alla scena. Intanto Canio, al parossismo della collera, ha afferrato Nedda in un attimo e la colpisce per di dietro, mentre essa cerca di correre verso il pubblico.
CANIO a Nedda.
    Di morte negli spasimi
    lo dirai!
LA FOLLA E PEPPE che cerca svincolarsi da Tonio.
    Ferma!



CANIO.
    A te!

NEDDA cadendo agonizzante.
    Soccorso ... Silvio!




SILVIO che è quasi arrivato alla scena.
    Nedda!


Alla voce di Silvio. Canio si volge come una belva, balza presso di lui e in un attimo lo ferisce, dicendo.

CANIO.
    Ah! Sei tu! Ben venga!

Silvio cade come fulminato.

GLI UOMINI DEL CORO.
    Arresta! Aita!
E DONNE urlando.
    Gesummaria!
Mentre parecchi si precipitano verso Canio per disarmarlo e arrestarlo, egli immobile, istupidito, lascia cadere il coltello dicendo.
CANIO.
    La commedia è finita! ...

La tela cala rapidamente.
Fine.








 


Ruggiero Leoncavallo


Der Bajazzo

Drama in zwei Akten und einem Prolog






Personen


Canio (Bajazzo), Haupt einer Dorfkomödiantentruppe (Tenor)


Nedda (Colombine), sein Weib (Sopran)

Tonio (Taddeo), Komödiant (Bariton)


Beppo (Harlekin), Komödiant (Tenor)

Silvio, ein junger Bauer

Landleute beiderlei Geschlechtes und Gassenbuben

Zeit und Ort der wahren Begebenheit: Bei Montalto in Calabrien am 15. August (Festtag) 1865.
 Prolog.

Während der Musik steckt der Taddeo der Gesellschaft den Kopf aus dem Hauptvorhang und harangiert, im bunten Harlekinkleid und spitzer Mütze, das Publikum.

TONIO.
    Schau't her ... Ich bin's.
    Doch nah' ich ganz ernsthaft
    Und grüsse Euch, werte Herren und Frauen
    Heut' als - Prologus!
    Ihr seht die heitern Masken
    Mit Staunen wohl im ernsten Spiele!
    Und da will es der Brauch,
    Dass ich des Dichters Ziele
    Euch nenne und kurz erkläre.
    Denn nicht wie sonst gilt heut' der Satz:
    »Die Thränen der Bühne sind falsch, sind Lug,
    Falsch alle Seufzer auch, und die Schmerzen Betrug
    Nehmt d'rum die Bühne nie ernst ...!«
    Nein, nein!
    Heut' schöpfet der Dichter kühn
    Aus dem wirklichen Leben
    Schaurige Wahrheit!
    Ach, nicht die Märchen allein
    Sind der Zweck der Kunst,
    Auch was er wirklich sieht,
    Schild're der Dichter:
    Dann erringt er der Menschen Gunst!
    Jüngst taucht in des Autors Seele
    Jäh die Erinn'rung auf an ein Erlebniss,
    Das tief ihn dereinst erschüttert';
    Noch heute rinnt die Thräne,
    Obgleich er's nur erzählt im Lied!
    Hört denn! Lasst Euch im Stücke rühren
    Der Liebenden Schicksal,
    Das Eu'rem oft gleicht ...
    Den Hass sehet wüten
    Den Neid sehet nagen;
    Bis das Mass der Schuld erreicht ist -
    Und die Hölle fordert
    Mit heiser'm Lachen ihren Lohn ...

    O glaubt mir: Wie Euch
    Schlägt voll Lust und Leid
    Auch in des Gauklers Brust ein Herz;
    G'nau wie Euch quillt lindernd ihm die Thräne,
    Wenn ihn bedrückt ein Schmerz ...

    Wir Alle auf Erde.
    Wandeln im gleichen Licht,
    Bis am Ziele dem Reichen wie dem Aermsten
    Einst das Auge bricht ...

    Wie mein Dichter die Welt sah,
    Hab' ich verraten! Seht nun sein Werk ...

In di Scene rufend:

    Macht fort; das Spiel kann beginnen!

Tritt zurück.


 



Erster Akt.

Die Scene stellt eine Wegkreuzung hart an einem Dorfe dar. Es ist ein Festplatz gedacht mit Buden u.s.w. Die rechte Seite der Bühne wird vom Jahrmarktstheater eingenommen. Eine niedere Mauer trennt die Buden von den Dorfhütten, und hinter dieser Mauer ist ein Pfad, der zum Walde ansteigt.





















I. Scene.


Bei'm Aufgang des Vorhangs misstönende Trompetentöne, Lärm der Trommel, Schreien und Lachen von herzueilenden Landleuten und tobenden Gassenjungen. Tonio, als Tölpel der Gesellschaft, sieht verdrossen der herannahenden Menge entgegen und kauert sich dann vor der Spielbude auf den Boden. Ein heisser August-Nachmittag.



Chor der Landleute; Männer, Frauen, Gassenbuben; dann Nedda, Canio, Tonio, Beppo.
Chor.
DIE BUBEN schreiend.
    Heh!
FRAUEN.
    Sie sind's, dort nahen sie, die Gaukler
MÄDCHEN.
    Macht Platz, die Gaukler nah'n ...
BURSCHE.
    Sie nah'n, macht Platz ...
MÄNNER.
    Macht Platz, sie nah'n ...
FRAUEN.
    Sie Alle, gross und klein,
    Sind im Gefolge,
    An deren Witz und Spiel
    Wir stets uns freu'n.
MÄNNER.
    Bajazzo kommt ...
    Doch blickt er düster
    Und im Vorüberzieh'n
    Trübselig grüsst er.
FRAUEN.
    Dann wieder schlägt
    Er die Trommel verzweifelt.
BUBEN hinter die Scene rufend.
    Peitschet den Esel,
    Erhabener Meister!
ALLE.
    Macht Platz - sie nah'n.
BURSCHE UND BUBEN.
    Werft hoch die Hüte in die Luft ...
CANIO noch unsichtbar.
    Scheert Euch zum Teufel doch!
BEPPO hinter der Scene.
    Schweigt, ihr Gesindel!

Es kommt nun der von Beppo geführte Wagen; auf demselben Nedda, hinter ihr als Bajazzo Canio.

MÄNNER.
    Seht dort den Wagen!
    Wie die Verwirrung wächst..
    Ist denn das Volk behext?
    Er wendet - er naht -
    Gott Dank - nun ist er da ...
ALLE.
    Hoch leb' Bajazzo und die Bande
    Hoch Canio, hoch, berühmt im Lande
    Es lebe hoch Herr Canio, der Herr der Gaukler,
    Die uns mit tollem Spiel die Stunden kürzen;
    Die Künstler leben hoch, die mit Humor
    Das Einerlei des Lebens würzen.

    Sie Alle begrüssen wir voll Dankbarkeit,
    Die uns so oft mit ihrer Kunst erfreut;
    Habt Dank allzeit für Eure Mühen ...
    Gewiss, Ihr sollt d'raus Vorteil ziehen ...
    Vivat! Vivat!

    Bajazzo hoch, mit seiner Laune, seinem Schwank!
    Die Künstler hoch!
    Zollt ihrem Spiel das froh'ste Lachen,
    Dann werden sie's noch besser machen ...
    Bajazzo hoch! ...
    Wir preisen die Gaukler,
    Wir loben ihr Spiel.
CANIO.
    Dank Euch ... Ihr wisst..


DIE MENGE.
    Bravo, bravo!
    Wann fängt denn endlich
    Das grosse Spektakelstück an?
CANIO.
    So seid doch still!
DIE MENGE.
    Wie gräulich, uh, hör' auf,
    Hör' auf, Du machst uns taub!
CANIO sich komisch verbeugend.
    So hört denn - mit Verlaub!
DIE MENGE lachend.
    Seid ruhig, lasst ihn reden jetzt!
    Schweigt still, hört endlich zu!
CANIO mit Emphase.
    Ein herrliches Schauspiel bereiten wir heut'
    Abend um neun,
    Und laden submissest die Herrschaften
    Alle ein!

    Gar viel giebt's zu seh'n
    Zuerst der Eifersucht Wut bei Bajazzo,
    Dann wie er sich rächt und legt
    Der Treulosen listige Schlingen..

    Dann seht Ihr den Taddo feig zittern und beben,
    Und wie im Intrigengeweb' er sich fängt ...!

    D'rum kommt, Vielverehrte, zu uns
    Heut' Abend in's Schauspiel. Das Stück ist ganz herrlich:
    Punkt neun Uhr Eröffnung!

DIE MENGE.
    Wir kommen zum Spiel;
    Doch Du sei dann besserer Laune ...
    Auf Wiedersehn, Canio.
CANIO.
    Seid nochmals geladen ...
ALLE.
    Um neun Uhr heut' Abend!

Canio steigt vom Wagen; Tonio nähert sich zudringlich Nedda, um ihr beim Absteigen behülflich tu sein. Darauf giebt ihm Canio eine tüchtige Ohrfeige und hebt dann selbst Nedda vom Wagen zur Erde.

CANIO.
    Scheer' Dich fort..











FRAUEN UND MÄDCHEN zu Tonio.
    Nimm Dich in Acht,
    Willst Du galant sein ...
DIE BUBEN spottend.
    Ganz ergebenst.

Tonio droht den Buben; Beppo schafft den Wagen hinter die Bühne.

TONIO für sich.
    Das sollst Du büssen,
    Wart', Du Schuft, Du..
EIN BAUER zu Canio.
    Du, komm mit; zu einem Glas
    Guten Chianti lad' ich Dich in die Taverne ...
    Sprich - Du willst?
CANIO.
    Mit Vergnügen ...

Beppo erscheint wieder, von hinten kommend.

BEPPO.
    Nehm't auch mich mit Euch ...
    Gross ist mein Durst!
CANIO hinter die Scene rufend.
    Hör', Tonio, Du! Gehst Du mit uns?
TONIO von innen.
    Ich sorg' erst für den Esel.
    Geht nur, ich folg' Euch schon.
EINIGE BAUERN scherzend.
    Glaub's nicht, Freund Canio!
    Allein bleibt er mit Nedda,
    Um Dir Dein Weib zu stehlen ...
CANIO lächelnd, aber mit Grimm.
    Ha, ha! Ihr scherzt wohl?

Arioso.

   
    Scherzet immer - doch eines schont,
    Was in der Brust des Mannes
    Oft tief verborgen, unsichtbar,
    Doch leicht verwundbar wohnt:
    Um die Treu' seines Weibes
    Ist's der Zweifel, sind's die Sorgen.
    D'rum merkt auf: reizt nie mein Misstrau'n!
    Zwar - dort oben
Auf die Bühne weisend.
    Bin ich Bajazzo nur! ...
    Ihr lacht ja und Ihr lobet,
    Find't der sein Weib in Freundes Arm
    Und nun verzweifelt tobet,
    Dann als Tölpel kläglich nachgiebt
    Und zuletzt noch wird geprügelt..
    Ei wie schön, wie Ihr Beifall
    Klatscht ungezügelt ...
    Anders jedoch wär's im Leben!
    Fänd' ich Nedda je treulos, wär's ihr Ende:
    In ihr Herzblut taucht' mit Wollust ich die Hände ...
    D'rum scherzet nur - doch achtet, dass
    Das Spiel nie werde Wahrheit!
NEDDA für sich.
    Wie er mich ängstigt ...
DIE MÄNNER zu Canio.
    Was hast Du?
    Was nur bringt Dich so in Wallung?
CANIO.
    Mich? Nein, 's ist nichts ...
    Verzeihet mir!
    Mein Weib bet' ich ja an ...

Küsst Nedda auf die Stirne.


Scene und Glockenchor.

Schalmeien hinter der Bühne; Zusammenlauf der Menge. Man begrüsst einander, tritt zu Paaren zusammen und ordnet sich zum Kirchgang.

DIE MENGE.
    Die Musikanten! Die Musikanten!
    Sie zieh'n zur Kirche nach altem Brauch,
    Wo sie begleiten die frommen Gesänge
    Schon strömt zur Vesper die harrende Menge.

Glockenchor.

CHOR.
    Ah! So hört doch die Glocke,
    Sie ruft zum Haus des Herrn.


CANIO.
    Doch dann, seid gut eingedenk;
    Dem Schauspiel bleibt heut' nicht fern!
ALLE.
    Nun komm't zum Haus des Herrn!






MÄNNER-CHOR die Glocken nachahmend.
    Bim, baum; bim, baum, etc.
FRAUEN-STIMMEN.
    Bim, bamm, ruft der Glocke Ton
    Die Mädchen und Bursche zieh'n herbei
    Zu Paaren, in des Lebens Mai;

    Bim, bamm, wenn die Vesper schallt,
    Sinket auch die Sonne bald,
    Die Lieb' ersehnt die Nacht,
    Doch ach, das Aug' der Mütter wacht ...

    Bim, bamm, lösch' aus, gold'nes Licht,
    Die Liebe, ach sie braucht Dich nicht,
    Sie leuchtet selber sich und glüh't,
    Wo jemals sie in's Herze zieht.

    Bim, bamm etc.
MÄDCHEN.
    Die Mütter behüten uns,
    Ihr Auge sieht scharf;
    Sink' nieder, Strahl voll Licht,
    Die Liebe braucht Dich nicht.
JUNGE MÄNNER.
    In stiller Nacht,
    Wenn mein Mädchen wacht,
    Schleich' ich hin zu ihr - facht, facht ...
    Bim, baum etc.

Immer weiter verschwinden die Paare im Hintergrund.

    Bim, baum. Ah ...

Chöre ab.




II. Scene.

   
Nedda allein, dann Tonio.

NEDDA nachdenklich.
    Wie flammte auf sein Auge ...!
    Ich senkt' die Blicke zur Erde, voller Angst,
    Dass er säh' mein böses Gewissen ...
    Gott - wenn er mich durchschaute!
    Jähzornig wie er ist,
    Geschäh' wohl ein Unglück ...
    Ah, der Gedanke macht mein Herz erbeben
    Noch lacht die Sonne auf meinen Pfaden;
    In vollen Zügen athm' ich
    Des Lebens holdes Sehnen
    Und verzehre mich in Liebesgluten ...

    Oh! Die lustigen Vög'lein!
    Wie schön sie singen! Wer lehrt's euch?
    Wohin flieg't ihr? Sagt an?
    Die Mutter konnte die Sprache der Vögel versteh'n.

    Und sie weissagt' die Zukunft.
    Als ich ein Kind noch
    Hört' ich sie singen:

Vogellied.

    Hui! Hui!
    Wie die Vöglein schweben,
    Hoch im Aetherblau
    O sie sind schlau:
    Sie wissen von Freiheit und Glück
    Und lassen im Nebel die Erde zurück!

    Und wenn Frau Sonne
    Früh neu ersteht,
    Dann grüssen Morgenlieder
    Ihr Licht aufjubelnd wieder ...

    Und rollen die Donner
    Und zucken die Blitze rot,
    Bergen in Wipfeln sie weise
    Ihre Köpfchen - es hat nicht Not:

    Ist der Sturm verflogen,
    Prangt am Firmament
    Der bunte Friedensbogen -

    Dann zwitschern sie wieder
    Die süssesten Lieder,
    Dann trägt ihr Gefieder
    Sie hinweg! Wohin?

    Zur Erde nieder? Zum Himmel an?
    Weit bis zum Lande,
    Das sie im Traume suchen,
    Wo alle Sehnsucht find't Frieden und Ruh' ...

    Boten! Fragt doch im Fluge,
    Ob er mein denket,
    Das Herz mir schenket ...
    Dann sagt auch ihm, ich sei ihm gut ...!

Tonio ist während des Liedes leise eingetreten.


Scene und Duett.

NEDDA barsch, unangenehm berührt.
    Was giebt's? Du sagtest doch,
    Du gingst zum Weine!
TONIO.
    Mich fesselte Dein Singen!
    Du hast bezaubert mich,
    Mein ganzes Wesen ...
NEDDA spöttisch lachend.
    Sieh' da, Du spielst wohl den Poëten?
TONIO.
    Willst Du mein spotten?
NEDDA.
    Fort, geh' nur zum Wirtshaus ...
TONIO sentimental.
    Ich weiss wohl, ich bin Dir
    Im Grunde verächtlich,
    Bin nichts als der Tölpel,
    Der nichts hat und nichts fühlt ...

    Und doch hab' ein Herz ich,
    Das warm schlägt wie Allen -
    Das schmerzet im Leid ...

    Drum sei nimmer grausam,
    Mein Loos muss Dich rühren;
    Doch höhnest Du mich, ist
    Verzweiflung mein Schicksal!

    Du hast mich bezaubert,
    Dich kann ich nie lassen,
    Die Liebe verzehrt mich,
    Sie wird mich noch töten.

    O schenk' mir der Hoffnung
    Gnädigen Strahl ...
NEDDA jäh unterbrechend.
    Mich liebst Du?
    Bewahr' Deine Schwüre doch -
    Sag' sie abends her ...
TONIO.
    Nedda!
NEDDA.
    Ja, abends auf der Bühne,
    Da gehören sie hin ...
    Dort spiel' den Verliebten!
TONIO.
    Bei Gott, Du höhnst mich
    Du weisst, wie ich leide,
    Der Schmerz überwältigt mich!
NEDDA.
    Heut' Abend ...
    Da sei der verliebte Tölpel,
    Da passt es ja ... ha, ha, ha!
TONIO gereizt.
    Du! - lache nicht - nicht lachen!
NEDDA ungerührt.
    Die Zeit reift die Strafe, Freund!
TONIO.
    Du hast mich bezaubert,
    Nun trag' ich die Qual ...
    Nedda! Flehend. Nedda!
NEDDA.
    Du Tölpel! Du wirst's noch bereu'n!
TONIO.
    Nein. Hör' zu, was ich Dir künde jetzt:
    Du musst, Nedda, mein eigen sein;
    Du bist der Himmel mein,
    Auf den ich hoffe!
    Schütz' vor Verzweiflung mich,
    Ich such' nur ewig Dich ...
NEDDA schroff, beleidigend.
    Halt! Sag' doch, süsser Tölpel,
    Du willst wohl tüchtige Prügel?
    Halte Dein Mundwerk im Zügel -
    Sonst kühlen Hiebe Deine Glut!
TONIO.
    Das droh'st Du?
    So vernimm denn:
    Bei dem Kreuz des Erlösers,
    Nedda, den Schimpf sollst Du mir büssen.
NEDDA.
    Du prahlst noch? Gut -
    So ruf' ich gleich nach Canio!
TONIO auf Nedda zugehend.
    Nicht eh'r bis Du mich küssest ...
NEDDA zurückweichend.
    Hüt' Dich! ...
TONIO.
    O komm', sei ganz die Meine..

Er will auf Nedda zustürzen; sie erwehrt sich seiner, hebt Beppo Peitsche von der Erde und schlägt ihn damit in's Gesicht.

NEDDA.
    O Du Elender ...
TONIO der zurücktaumelt.
    Bei der Jungfrau!
    Nun ist voll das Mass.
    Dirne! ...Dich kenn' ich ...

Stürzt drohend ab.

    Diese Schmach bereust Du!
NEDDA unbeweglich ihm nachblickend.
    Drohe nur - Geh'!
    Nun hast Du Dich entlarvt! Wie ich Dich hasse ...
    In des Heuchlers Maske verbargst Du tierische Lust.
    Vorbei nun ...! Ungetüm ...!


III. Scene.


Silvio, Nedda, später Tonio.

SILVIO auf der Mauer erscheinend.
    Nedda!

NEDDA.
    Silvio - zu dieser Stunde?
Silvio springt herab.
    Wie gefährlich!
SILVIO lächelnd.
    Ah bah! Sei ruhig, denn nichts
    Verwegenes wag' ich!
    Canio sitzet bei'm Wein,
    Mit Beppo sah ich ihn
    In der Taverne brav trinken ...
    Dann erst schlich ich auf dem Feldweg
    Ganz leise zu Dir her ...
NEDDA.
    Um ein Haar hätt' Tonio
    Dein Kommen doch gesehen ...
SILVIO lachend.
    Der Dummkopf!
NEDDA.
    Der Dummkopf ist gefährlich!
    Er liebt mich! G'rade jetzt gestand er's
    Und wie ein Tier in blinder Wut
    Droht' mit Gewalt er
    Mich zu umarmen, zu küssen!
SILVIO.
    Hilf Gott! ...
NEDDA.
    Da mit der Peitsche
    Hab' ich ihn gezüchtigt
    Nun brütet er Rache?
SILVIO sich Nedda ruhig und liebevoll nähernd
    Nedda! jetzt hör' an:
    Willst Du ewig so leben?
    Nedda - folge mir ...
    Heute fällt mein Geschick ...
    Nedda - trenn' Dich von jenen!
    Dein Antlitz wend' nicht ab,
    Erhör' Deines Freundes Sehnen ...
    Nedda - Nedda ...!
    Zögst Du mit ihnen nochmals von hinnen,
    Was soll ich Aermster auf Erden beginnen?
    Wenn der Liebe Licht erlischt?
NEDDA.
    Silvio!
SILVIO.
    Nedda, o gieb mir Antwort jetzt:
    Kannst Du denn achten Deinen rohen Gatten
    Wenn nicht - musst Du Dich trennen.
    Fliehe zu Silvio! Sieh' mich entbrennen,
    Dich zu beschirmen treu und fromm ...
    Zög're nicht, Nedda, komm!
    Diese Nacht lass' gemeinsam uns flieh'n!
NEDDA.
    Schone mein! Willst Du des Lebens Ruh' mir störe
    Schweig', Geliebter ...
    Und doch darf ich schwören:
    Dich nur liebe ich heiss.

    Dir vertraut' ich mich an ...
    Sieh' meines Herzens Not,
    Ach wende Dich nie von mir,
    Denn, Silvio, es wär' mein Tod!

    Bestürme nicht mein wehrlos Herz
    Erbarm' Dich mein!
    Wie ich Dich lieb', weisst Du allein!
    Für Dich gäb' ich mein Leben hin;
    Doch heischt mein Los: - immer weiter zieh'n.
    Die Meinen rufen mich, mich rufen ernste Pflichten.
    Ich darf mit Dir nicht flieh'n, - müsst' ich
    Beide uns ewig auch zu Grunde richten!
SILVIO.
    Doch, Nedda! Komm ... flieh ...
NEDDA.
    Verzeihe mir! All' mein Glück
    Bleibt bei Dir zurück ...
SILVIO.
    Nedda, verlass' mich nicht.
NEDDA.
    Schweig', Geliebter! O fach' nicht an
    Neu die Gluten!
    Siehe, geliebtester Mann,
    Mein Herz verbluten ... -
    Doch - fliehen darf ich nicht.
    Mich halten Ehr' und Pflicht ...
    Erbarm' Dich mein -
    Bestürme nicht mein wehrlos Herz!
SILVIO.
    Wie lebt' ich ohne Dich,
    Ich kann Dich niemals lassen
    Entflieh', o komm' mit mir ...

Tonio erscheint im Hintergrund.

SILVIO.
    Tot ist Deine Liebe ...
NEDDA.
    Gott! ...
SILVIO.
    Du liebst mich nimmer ...
TONIO.
    Ah - die Buhlen gefangen!

Schleicht sich leise wieder hinweg.

NEDDA.
    Ich liebe Dich ewig ...
SILVIO.
    Und willst nicht mit mir fliehen?
    Warum denn hieltst Du mich sehnend umfangen,
    Schenkst Du nicht Mitleid meinem Verlangen?
    Warum so glühend die Lippen mir küssen,
    Wenn wir für immer doch scheiden müssen?
    Wenn du bereust die seligen Stunden,
    Da sich zum Herzen das Herz gefunden -
    Ich kenn' nicht Reu', kein feiges Zagen,
    Für Dich will das Leben selig ich wagen!
NEDDA überwältigt, hingerissen.
    Nein, keine Reu', kein Zagen, kein Bangen,
    Hängt doch an Dir, Freund, mein höchstes Verlang.
    Dir vereint, sinkt die Welt
    In ein Meer von Liebe,
    Bin zum Licht neu erwacht,
    Weih' Dir die höchsten Triebe ...
    Sieh' mich, Geliebter, fügsam Deinem Willen,
    Du nur kannst mein Sehnen, die heissen Wünsche stillen ...
BEIDE.
    Wir sind vereint!
    Ewig nur Dein!
    Sieh' mir selig in's Auge,
    Dein Bild ist d'rin.
    Küss' fort die Thränen,
    Nimm Geliebter, / Geliebte, ganz mich hin.












Canio und Tonio erscheinen am Eingang.




TONIO.
   


Schleich' leise, Canio,
    Willst Du sie überraschen ...

Er hält Canio immer zurück.

SILVIO.
   
Auf nächste Nacht denn ...

Er geht, durch den Körper Nedda's gedeckt, so dass er nicht erkannt werden kann, zur Mauer. Dieser nähern sich von der andern Seite Canio und Tonio, ohne das Liebespaar zu sehen.

SILVIO halb auf der Mauer.
    Dort unten erwart' mich ...
    Gleich bin ich drüben ...
    Du weisst, wo Du mich findest ...
NEDDA zu Silvio, der leise verschwand
    Diese Nacht denn ... und für ewig die Deine ...
Canio stösst einen Wutschrei aus.

NEDDA hört den Schrei, wendet sich, erblickt  Canio und ruft rasch gegen die Mauer:
    Fliehe!

Canio will über die Mauer dem Flüchtling nacheilen. Nedda wirft sich ihm entgegen. Nach kurzem Ringen steigt Canio über die Mauer.

NEDDA ängstlich aufhorchend.
    Beschirm' ihn - grosser Gott ...
CANIO hinter der Mauer, rufend.
    Bube - steh' Rede ...
TONIO lacht cynisch.
NEDDA.
    Bravo, Du edler Tonio ...
TONIO.
    Ich that, was ich konnte ...
NEDDA.
    Und ich durchschau' Dich, Schurke!
TONIO sie unterbrechend.
    Nun, ich hoff', dass ich mehr noch
    Dir kann schaden!
NEDDA.
    Wie ich tief Dich verachte!
TONIO.
    O wie Musik klingt's,
    Wenn Du mir fluchst ...
CANIO kommt zurück.
    Bei der Hölle Rache: Nichts!
    Der Schuft kennt die Wege mehr als ich ...
    Mag's d'rum sein.

Gedämpft.

    Nenn' mir des Buhlen Namen;
    Dann magst Du geh'n ...
NEDDA sich rasch umwendend
    Ich?
CANIO höchst heftig.
    Du! beim ew'gen Gotte ...
    Wenn ich nicht im Momente
    Auf frischer That Dich erwürgt' -
    Nicht des Dolches Klinge befleckte
    Mit der Schändlichen Herzblut ... -
    So war's nicht Schonung ...
    Denn seinen Namen musst' ich erst wissen ...
    Nenn' ihn!!
NEDDA.
    Magst Du mir drohen:
    Mein Mund bleibt fest verschlossen ...
CANIO wütend.
    Den Namen - den Namen!
    Mache schnell, sag' den Namen ...
NEDDA.
    Nein, nicht bis zum jüngsten Tag!

Beppo tritt ein.

CANIO.
    Nun, bei der Hölle ...

Er stürzt mit gezücktem Dolch auf Nedda; Reppo entreisst ihm die Waffe und schleudert sie weit weg.

BEPPO.
    O Meister! Was thut Ihr?
    Um der Liebe Christi -!
    Die Vesper ist beendet,
    Seht, das Volk strömt schon
    Zu unser'm Schauspiel ...
    Kommt schleunig rasch,
    Beruhigt Euch ...
CANIO abwehrend.
    Lass mich nur, Beppo ...
    ... Den Namen - Den Namen!
BEPPO zu Tonio.
    Tonio - hilf Canio halten!
CANIO.
    ... den Namen ...!

Tonio fasst Canio unter den Arm und führt ihn gewaltsam zur Linken.

BEPPO.
    Jetzt Fassung - schon naht das Publikum ...
    Später erfahrt Ihr ...

Sich zu Nedda wendend.

    Und Ihr ... macht rasch!
    Schnell kleidet Euch ...
    Zieht Euch für jetzt zurück ...

Sie zum Theater drängend.

    Herr Canio ist wohl heftig,
    Wie Ihr wisst, doch gut ...
CANIO den Kopf zwischen die Hände pressend.
    Verworf'ne ... O Schande ...!
TONIO leise zu Canio.
    Beruhigt Euch für jetzt. Hört:
    Ich bilde fest mir ein, der Bursche kehrt zurück.
    Gebt Euch in meine Hut! Nicht aus den Augen
    Lass' ich Eu'r Weib, vertraut mir! ...
    Wer weiss: kommt er in's Schauspiel,
    So verrät er sich! Haltet Euch tapfer.
    Denn seht: nur wenn wir ruhig sind,
    Wird er gefangen ...

Tonio geht nach hinten.

BEPPO.
    Was ist das, Herr? Noch nicht im Kostüm?
    O eilet ...
    ... Und Du

Zu Tonio.

    Schlag' auf die Trommel - Vorwärts ...!

Tonio und Beppo ab hinter die Bühne.


Bajazzo's Lied.

CANIO allein.
    Jetzt spielen? Wo mich Wahnsinn umkrallet?
    Wo kaum ich weiss zu stammeln, noch klar zu sehn!
    Und doch: es muss sein -
    Das Schicksal will's.
    Bah - bist Du denn ein Mensch?

Bitter lachend.

    Bist nur Bajazzo!
    Hüll' Dich in Tand und schminke Dein Antlitz:
    Man hat bezahlt ja - will lachen für's Geld.

    Du bist Hanswurst nur; raubst Du Colombine,
    Schreit man: Bajazzo, der kennet die Welt.

    Die vielen Thränen, die im Spiel wir verhüllen,
    Geknicktes Hoffen, - ein todwundes Herz:

    Ah - lach' doch, Bajazzo, schneid' tolle Grimassen,
    Kennst kein Gefühl, bist ein Spielzeug zum Scherz!

Langsam und weinend schleicht Canio zu seiner kleinen Bühne.

Der Vorhang fällt sehr langsam.



 Zweiter Akt.

Dieselbe Scenerie wie vorher. Abend.


I. Scene.


Beppo kommt mit Tonio aus dem Theater. Von allen Seiten strömt das Volk herbei, um der »grossen Vorstellung« beizuwohnen.





CHÖRE.
    Hoheh - hoheh!
    Vorwärts - eil't Euch,
    Doch seh't Euch vor ...
    Drängt nur nicht so,
    's ist Platz für Alle!
EINIGE FRAUEN.
    Herrlich, das Schauspiel seh'n,
    Bleibt nicht so ferne.
    Wenn Colombine weint,
    Das sieht man gerne ...
ANDRE.
    Ruhig, immer weise,
    Schlimm ist's Gedränge,
    Nur sein geduldig sein -
    Platz giebt's in Menge.
TONIO schreihend.
    Herbei, herbei - zum Spiele!
EINIGE MÄNNER.
    Nur frisch gedrängt
    Auf unsern Platz ...
ANDRE.
    Wer Glück im Suchen hat,
    Find't seinen Schatz!
ANDRE.
    Wann endlich fängt der Zauber an?
TONIO.
    Gleich wird begonnen!
FRAUEN.
    Ihr hör't - gleich fängt das Schauspiel an.
ANDRE.
    Schweigt still, damit man lauschen kann!
TONIO.
    Schnell noch herbei,
    Gleich schellt's zum Anfang!
MÄNNER.
    Nein, sehet doch die Jugend,
    Wie sie drängt und Spässe macht ...
ANDRE.
    Bei Gott, 's ist zu viel! Nur sacht,
    Es lacht am besten, wer am letzten lacht ...
TONIO.
    Nehmt ein die Plätze!
FRAUEN.
    Längst sind wir fertig!
    Wollt Ihr uns foppen?
    Seit einer Ewigkeit
    Lasst Ihr uns harren,
    Euer Spectaculum hält uns zu Narren ...
ANDRE.
    Beeilt Euch doch!
    Was nur noch
    Zögert Ihr
    Frisch zu beginnen?
EINIGE.
    Wenn Ihr noch lange macht,
    Geh'n wir von hinnen.
TONIO aus dem Theater kommend.
    Herbei, herbei, zum Spiele!
FRAUEN.
    Hier fehlen Sitze noch. -
ANDRE.
    Geb't Euch zufrieden doch ...
EINIGE.
    Und heiss ist's! Ah ... Luft!..
ANDRE.
    Ja heiss wahrlich, Ah ... Luft!..

Es entsteht hinten Zank um die Plätze.

MÄNNER.
    Seh't nun gar raufen sie.
ANDRE.
    Halt! Streit gemieden!
FRAUEN.
    Wir nahmen hier zuerst den Platz -
ANDRE.
    Nein, hart dabei sind Eure Sitze!
ANDRE.
    Wir sitzen schon zu eng.
ANDRE.
    Hilf, Beppo - schaff' uns Lust!
    Matt macht uns die Hitze ...
MÄNNER.
    Schweig't endlich still
    Und haltet Ruh ...

Nedda, als Colombine gekleidet; erscheint.

SILVIO leise zu Nedda.
    Nedda!
NEDDA.
    Sei wachsam! Er brütet Rache.
SILVIO.
    Schon gut! - Doch harr' ich Dein ...
    Sei pünktlich da!
ALLE von neuem ungeduldig.
    Fang't endlich an! Worauf noch warten?
BEPPO.
    Beim Teufel ... Seht Ihr nicht?
    Erst müsst Ihr zahlen,
    Nedda kassiert noch ...
MÄNNER ihr Geld bringend.
    Nun wohl, da nimm
    Und mach' mit dem Geschäft
    Nun bald ein Ende.
ALLE.
    Schnell jetzt - zum Anfang!
    Wer nur begreift,
    Dass sie nicht spielen wollen?
    Vielleicht lernt man noch
    Heimlich an den Rollen!

    Fahr' hin, Geduld,
    Mach't Lärm mit Händ' und Füssen,
    Und prellt man uns,
    Soll es die Bande büssen ...

    Um ist die Zeit,
    Poltert und schreit,
    Macht endlich Ernst,
    Lasst seh'n den Anfang ...

Langes, starkes Klingeln im Innern des Bühnentheaters.

DIE MENGE mit Genugthuung - schnell beruhigt
    Ah! 's hebt sich der Vorhang!
    Seid still, ganz still ...
    O seht, jetzt fängt man an ...

Die Komödie der Colombine.


Der Vorhang der kleinen Bohne öffnet sich. Ein ärmliches Gemach mit zwei Seitenthüren und einem Fenster im Hintergrund. Ein alter Tisch und zwei Strohstühle sind das ganze Mobiliar. Colombine (Nedda) sitzt vor dem Tisch, mit Zeichen der Ungeduld. Sie steht endlich auf, sieht spähend durch das Fenster und macht unruhige Schritte hin und her.

COLOMBINE (NEDDA).
    Bajazzo, mein Gemahl,
    Weilt fern meiner Schwelle ...
    Kehr't heim erst zur Nacht;
    Und dieser träge Schlingel, der Taddeo ...
    Wo nur bleibt er?
    Was er wohl macht ...

Man hört eine Guitarre hinter der Scene präludieren.

HARLEKIN (BEPPO).
Von hinten.
Ständchen.
    O Colombine, hör' den treuen Harlekin
    Lass' sein Lied zärtlich zu Dir zieh'n ...
    Lass' Dich die Klage seines Herzens rühren,
    Zeig' Dein holdes Antlitz,
    Reich' den Mund zum Kuss,
    O zög're nicht!
    Dass ich an liebesbittern Qualen
    Nicht sterben muss ...

    Schenk', Liebste, mir Gehör,
    O Colombine!
    Oeffne Dein Fensterlein,
    Ich bin Dir nah',
    Lass mich herein ...
    Der arme Harlekin,
    Er schmilzt vor Liebe hin ...!
    Lass mich herein,
    Ich bin da!
COLOMBINE.
    Das wohlbekannte sich're Zeichen
    Zu geben, zögr' ich noch.
    Dann - Harlekin ... gut aufgepasst!
TADDEO Tonio tritt mit einem Marktkorb durch die Thür, die er weit öffnet, ein.
    Sie selber! Götter - wie schön!
DIE ZUSCHAUER vor der Bühne lachen laut.
    Ha, ha, ha, ha, ha ...
TADDEO fortfahrend.
    Den Aufruhr möcht' ich Dir schildern,
    Den die Lieb' in meinem Herzen angerichtet
    Ach, dürft' ich sprechen,
    So wie ich wollte,
    Doch bin ich zaghaft,
    Ob ich es wagen sollte ...
    Wohlan - versucht sei's ...
    Ah ...





COLOMBINE.
    Bist Du's - Dummkopf?
TADDEO.
    Meint Ihr mich? - Ja.
COLOMBINE.
    Ist mein Mann wirklich fort?
TADDEO.
    Ich sah ihn geh'n ...
COLOMBINE.
    Was stehst Du so und gaffest?
    Sag' - kauftest Du das Huhn denn?
TADDEO.
    Seh't nur her, himmlisches Wesen.

Er präsentiert niederknieend den Korb.

  
    Vorerst doch - -
    Sieh' mich hier liegen
    Zu Deinen Füssen.
    Diese Stunde ist heilig!
    O Colombine,
    Ich enthüll' Dir mein Herz!
    Sprich! Werd' ich erhört?
    Als ich ...
COLOMBINE unterbrechend.
    Sagst Du nun endlich,
    Was Du zahltest?
TADDEO.
    Einundeinhalb nur ...

Colombine reisst ihm den Korb aus der Hand, stellt ihn auf der Tisch und giebt am Fenster ein Zeichen.

    Doch ... ich sprach ja von Liebe,
    Vom Herzen, wie es leidet ...
COLOMBINE.
    Hört der Unsinn jetzt auf?
TADDEO.
    Du bist die Tugend selbst,
    Du bist die Keusche, die Reine,
    Bist, ach - die Eine!
    Weiss wie Schnee ... der frisch gefallen.

Harlekin, durch's Fenster eingestiegen, stellt eine Flasche Wein auf die Erde und schleicht sich dann hinter Taddeo.

    Mög'st Du so bleiben ...
    Ein Beispiel Allen,
    An das Verleumdung sich nicht wagt.
HARLEKIN.
    Wag' Du Dich selbst nicht ...
TADDEO.
    Götter - ihn liebt sie?
    Seh't, wie ich mich bescheide,
    Ich segn' Euch Beide,
    So! Ich räum' das Feld Euch.

Ab.

    Duettino.
COLOMBINE.
    Harlekin!
HARLEKIN.
    Colombine!
    Heut' krönt der Himmel
    Der Liebe heisses Fleh'n ...
COLOMBINE unterbrechend.
    ... doch vorher - Vespern!

Nimmt aus der Tischlade zwei Bestecke und legt sie auf.



COLOMBINE.
    Acht' wohl, Du süsser Mann,
    Wie gut ich Dir das Mahl bereitet.
HARLEKIN.
    Und Du denk', dass des Weines Geist
    Den Wert des Mahl's bestreitet.
BEIDE.
    Die Liebe mag nicht fasten,
    Sie schätzt, was gut und teuer.
HARLEKIN.
    Ein Leckermäulchen bist Du.
COLOMBINE.
    Du liebst des Weines Feuer.
HARLEKIN ein kleines Fläschchen aus der Brusttasche ziehend.
    Gieb, Geliebte, von diesem Trank
    Deinem Mann ein wenig;
    Wenn er schlummert, fliehen wir.
    Erwacht er ...
COLOMBINE.
    ... Ich versteh' Dich!
TADDEO herbeistürzend, sich aufgeregt zitternd stellend.
    He, Hollah! Bajazzo naht!
    Ganz ausser Fassung, er sucht nach Waffen,
    Weiss schon Alles..
    Schnell will ich mich verbergen ...

Geht ab und schliesst die Thür hinter sich.

COLOMBINE zu Harlekin.
    Eil' Dich ...
HARLEKIN schwingt sich auf's Fensterbrett, steigt hinüber und ruft von aussen.
    Giess' den Saft alsbald in sein Getränk!
COLOMBINE.
    Auf die Nacht denn ...
    ... Und für ewig ... bin ich die Deine ...
BAJAZZO Canio, eintretend, für sich.
    Bei allen Heil'gen - genau dieselben Worte!
    Nur Mut jetzt!

Zu Colombine, laut.

    Ein Mann war hier bei Dir!
COLOMBINE.
    Ihr träumt wohl? Seid berauscht gar?
BAJAZZO krampshaft an sich haltend.
    Berauscht? Ich? -
    Ja!

Sie fixierend.

    Seit jener Stunde ...
COLOMBINE.
    Ihr kamt schnell wieder ...
BAJAZZO.
    Zur Zeit grad!...
    Was quält Dich? Du sorgst Dich?

Mit verbissener Wut.

    Süsse Gefährtin ...

Mißtrauisch umherblickend.

    Dennoch nicht alleine?
    Denn für zwei ist gedeckt!
COLOMBINE.
    Taddeo war der Zweite ...
    Er hat sich dort aus Furcht verschlossen.
    Hör' an, - sprich jetzt ...
TADDEO von innen, scheinbar vor Erregung zitternd.
    O glaubet ihr - Sie lüget nicht,
    Sie ist engelsrein ...
    Der Mund, er wär' verflucht,
    Der anders spricht ...

Die Zuschauer lachend: ha ha ha ha ...

BAJAZZO entrüstet ins Publikum.
    Bei der Hölle ...

Schnell gefasst zu Colombine.

    ... Lass' geh'n nur.
    Nun ist's genug,
    Ich spiel' mit Höllenqualen,
    ... den Namen sag' ...!
NEDDA lachend.
    Von wem?
CANIO.
    Jenen Namen muss ich wissen
    Des Schurken, der Dich meinem Arm entrissen
    O falsche Teufelin -
NEDDA neckisch.
    Bajazzo, Bajazzo!




CANIO.
    Nein, bin Bajazzo nicht blos!
    Wohl ist mein Antlitz bleich,
    Doch blick' ich schmerzenreich:
    Die Scham ist's, sie ringt nach Rache.
    Als Mensch jetzt fordr' ich meine Rechte!
    Erlag auch mein Glück diesem Schlag -
    So kann Blut doch die Ehre sühnen,
    Kann löschen die tiefe Schmach.

    Nein, Bajazzo nicht mehr! -
    Ein armer Thor war ich, der im Elend
    Die Waise fand an der Strasse ...

    Der voll Schonung die Herkunft
    Mit feinem Namen deckte,
    Der heiss Dich liebte
    Mit rührender Güte ...
DIE ZUSCHAUER.
    Wie spielt er? Mir wird schauerlich!
    Wie wahr die düst're Scene.
ANDRE.
    Zum Henker auch - seid doch still,
    Seid still! - Ist das noch Spiel?
SILVIO.
    Ich halt' mich kaum gefasst noch ...
CANIO.
    Ich wünscht' ach, dass im Fieber
    Ich irrig gesehen!
    Wenn nicht die Lieb', so dacht' ich doch,
    Sollt' Mitleid und Schonung Dich
    Mit mir verbinden.

    So fest war mein Glaube
    An Dein schuldloses Herz!

    Vorbei - Vorbei!
    Jetzt hat das Laster Dich umgarnt,
    Dein Leichtsinn spielt schrecklich
    Mit den heiligsten Gefühlen.

    Geh'! zu schlecht meinem Schmerz
    Bist Du. Du wardst zur Dirne! - - -
    Mein Fluch folgt Dir, wo Du auch bist,
    Für Deine That.

Die Zuschauer applaudieren ganz aufgeregt.

NEDDA kalt, Ruhe heuchelnd.
    Nun wohl! Wenn Du sagst,
    Dass ich Deiner unwert -
    So weise mir die Thür!
CANIO bitter auslachend.
    Ja, so -
    Damit Du g'radeswegs von hier
    Zu Deinem Buhlen könntest laufen!
    Wie listig! - Nein. - Bei Gott:
    Du bleibst, Verworfne.
    Den Namen Deines Buhlen will ich wissen!
NEDDA heftig.
    Nein!

Schnell wieder in die Rolle übergehend, gezwungen lächelnd.

   
Gavotte.
    Nein, so schlimm ist alles nicht,
    Man muss das Beste hoffen.
    Als just Du kamst, wen denkst Du wohl,
    Wen fast Du getroffen?

    Zeug', Taddo, wen ich verleugnet!
    (Er ist als Galan zu nüchtern!)
    's war ja: Unser Harlekin ...
    So unschuldsvoll wie schüchtern ...

Lacht plötzlich wie eine Tolle.

CANIO.
    Ah - Willst Du spotten?
    Wir sind noch nicht zu Ende,
    Mich willst Du reizen?

Wütend.

    Den Namen oder Dein Leben!
    Entscheide! - -
NEDDA ausbrechend.
    Ah! - - Nein, bei der Jungfrau,
    Du darfst treulos mich schelten,
    Magst mich hassen - -
    Doch nie werd' ich Verräterin!
EINIGE ZUSCHAUER.
    Was wird er machen?
    Ernst wird die Sache. Schweiget still.
SILVIO.
    Ich halt' mich länger nicht!
    O die herbe Komödie ...!

Beppo erscheint, wird aber von Tonio zurückgehalten.

BEPPO.
    Zeit wär's zu gehen, Tonio!
TONIO Beppo immer festhaltend.
    Dummkopf! Schweige!
BEPPO.
    Ich erbebe ...
ZUSCHAUER (MÄNNER.)
    Ernst kann dies Schauspiel enden ...
ANDRE.
    Still, still ...
NEDDA.
    Je mehr Du schmäh'st,
    Je fester wird meine Liebe.
    Nun ist's genug:
    Nein, und gält' es mein Leben.
    Nein!
CANIO.
    Den Namen! Ausser sich. Den Namen!

Er stürzt zum Tisch und ergreift ein Dolchmesser.

SILVIO.
    Bei allen Heil'gen, er macht Ernst!
ALLE in grösster Verwirrung aufspringend und aufschreiend
    Ah!

Nedda versucht vor Canio in's Publikum zu fliehen. Aber er holt sie ein, erfasst sie und stösst ihr das Dolchmesser tief in den Rücken.

CANIO.
    Nimm das - für Dich!
NEDDA tödlich getroffen, schreit auf.
    Ach ...
ALLE mit Beppo, den Tonio immer noch zurückhält.
    Was thust Du! Halt' ein!
DIE FRAUEN.
    Halt' ein ...
    Zu Hilfe!
CANIO zu Nedda.
    In Deiner letzten Stunde, Weib, gesteh'!
NEDDA.
    Zu Hilfe - Silvio!

Bricht röchelnd zusammen.

SILVIO.
    Nedda ...

Bei dem Namen »Silvio« wendet sich Canio blitzschnell um und sticht Silvio in das Herz, dass dieser lautlos niederstürzt.

CANIO.
    Ha! - Du bist's? -
    Gut so ...!
DIE MÄNNER.
    Nehmt fest ihn ...
DIE FRAUEN.
    Heil'ger Gott ...

Canio, nun wie versteinert ruhig, lässt die Mordwaffe zur Erde gleiten und steht wehrlos und gebrochen da. Mit scheuem Mitleid blickt man ihn an.

TONIO zur Menge.
    Geht ruhig heim - Das Spiel ist aus ...!

Ende der Oper.